lunedì 16 novembre 2015

Parigi val bene ... una parola


Parigi val bene una messa. Questa la frase che con il titolo del mio post ho voluto parafrasare.
La frase è attribuita dalla tradizione a Enrico IV di Borbone detto il grande, primo re di Francia della dinastia dei Borbone, che dalla madre regina di Navarra ne ereditò la corona divenendo Enrico III di Navarra.
Fu re nel '500, un periodo in cui la Francia era devastata da una guerra civile, finita con la presa del trono proprio da parte di Enrico di Navarra.
Si racconta che proprio nell'occasione dell'incoronazione, egli pronunciò questa frase in quanto, per diventare re, dovette convertirsi al cattolicesimo perché ugonotto e di religione protestante.
Con tale frase quindi si vuole significare che per ottenere un alto e importante scopo vale la pena sacrificarsi. L'importanza di rinunciare per ottenere ciò che desideriamo, nel caso di Enrico, conquistare Parigi.
Ecco perché la parafrasi nel titolo: anche oggi, tutti noi dobbiamo essere pronti a sacrificare qualcosa di caro per conquistare ciò che è più importante: anche nel nostro caso, Parigi.
Parigi d'Europea, città dell'illuminismo europeo, di quell'Europa che abbiamo dimenticato, perché oggi la identifichiamo solo come europa delle banche e del denaro, dell'economia e degli affari.
Un'Europa che è invece tradizione di multi culturalità, di convivenza e di libertà.
La Parigi del nostro cuore di Europei, quella cosmopolita, quella della uguaglianza, della fraternità ma soprattutto della libertà.
Gli attentati di Parigi sono proprio e prima di tutto attentati alla libertà, non di culto e di religione, che spesso sono solo gli alibi e i fantocci sventolati per fini di conquista del potere politico e temporale (come il caso dei Jihadisti oggi, ma nel passato,  meno di mille anni fa, anche della Chiesa Cattolica).
Si tratta di una libertà più preziosa, quella di essere e di poterci sentire uguali, uomo o donna che siamo. La libertà di leggere ciò che vogliamo, di esprimerci come vogliamo e di pensare come vogliamo.
Ma quella che dobbiamo difendere è una libertà ancora più importante, quella di vivere e di farlo senza paura.
Del resto Parigi ha resistito ai nazisti e all'invasione di Hitlher. Ha resistito ad un altro tipo di guerra santa, così come pensata e interpretata dai suoi fautori, che anche al tempo, la pensavano santa, esoterica a difesa della supremazia di una razza anziché di una religione.
Parigi ha resistito a quell'invasione e i nostri nonni hanno resistito in qualunque luogo si trovassero. Questo è quello che dobbiamo fare noi oggi, resistere ovunque siamo, come ci insegnarono i nostri predecessori.
Resistere in ogni modo, il primo dei quali è resistere alla paura di non fare ciò che avremmo fatto ieri prima degli attentati, ci costasse pure la vita.
Resistere anche dicendo o scrivendo due parole, semplicemente queste: come non ce la fecero i nazisti, non ce la faranno questi vili terroristi; come i primi, i musulmani guerrafondai perderanno perché la libertà è un istinto dell'uomo più grande dell'uomo. La libertà è immanente e vincerà per principio di naturalezza, perché è insita nella natura. Da sempre la libertà è esistita e ha resistito sconfiggendo chi l'ha voluta limitare o eliminare.
Permettetemi infine di dedicare questo post a Valeria Solesin la ricercatrice italiana di 28 anni, morta nel corso degli attentati. Valeria che era ricercatrice all'Ined, istituto della Sorbona, quindi cervello in fuga dall'Italia si direbbe.
Valeria che però era soprattutto una ragazza giovane che tanto ha dato e più poteva dare.
Che studiava e ricercava in materia di welfare e di come conciliare maternità e lavoro. Valeria che quindi sudava e ricercava per la libertà di essere donna, di essere madre e al contempo di essere libera di lavorare.
Ma di questo i Jihadisti, i grandi guerrieri come si credono, cosa ne sanno. Cosa sanno di essere donna, cosa ne sanno di essere madre, cosa nel sanno di libertà. Non sanno che proprio grazie alla libertà finiranno.

mercoledì 12 marzo 2014

Le quote rosa sono ...


Torno a scrivere un post.
Dopo giorni, in verità mesi, di assenza, settimane di post concepiti, strutturati in bozza, non finiti lasciati ad incubare tra quelli in archivio del blog e non pubblicati, torno a scrivere, d'improvviso, creando un post, non covato "così a lungo" come altri, il cui tema trattato è esso stesso ragione dell'impellenza per cui viene scritto: le quote rosa, o meglio le quote di lista.
So che molti che leggono questo blog sono donne; sono consapevole, quindi, quanto sia "pericoloso" affrontare un tema di questo tipo; sento però altrettanto intensamente quanto sia stimolante farlo, perché originato da una riflessione sull'attualità e rispetto a cui sono pronto a ricevere commenti dalle lettrici su quanto esporrò (anzi invito a farlo e spero di riceverne molti).
Notizia di questi giorni la discussione in Parlamento della legge elettorale e nello specifico la questione delle "quote rosa", conosciuta al secolo con il termine ancora più brutto della "parità di genere".
Lo specifico emendamento, sostenuto dalle parlamentari "in bianco", che indicano come una delle principali motivazioni la tutela di donne che si occupano di politica, del bene comune, che militano in associazioni e formazioni sociali di vario genere e contemporaneamente lavoro e si rendono cura della famiglia. Per questo motivo ne andrebbe garantita "per legge" l'elezione, riservando una una certa proporzione percentuale alle donne nella formazione delle liste elettorali rispetto al numero totale degli eleggibili. 
La domanda che però mi son da subito posto è: ma la tutela delle donne che non si occupano di politica, ma comunque lavorano e contemporaneamente di occupano della propria famiglia vale forse meno e deve essere sostenuta in misura meno pressante?
Mi sono posto questa domanda, perché mi sembra che queste parlamentari, elette essendo nominate (vista l'assenza delle preferenze), si occupano ora con tanto ardore delle quote rosa, della difesa della parità e della femminilità, ma lo fanno solo o molto intensamente per la questione delle quote rosa in politica, così che sorge il dubbio: dal momento in cui sono state elette hanno fatto altrettanto per la stessa questione quote rosa, parità di genere, in altri ambiti della vita sociale che non sia quello legato alla questione elezioni?
E mi chiedo ancor prima: ma perché queste donne parlamentari non hanno votato a favore del ripristino delle preferenze nel sistema elettorale ??? ... magari i cittadini avrebbero preferito, votandole, donne (magari capaci e competenti) rispetto a uomini (magari meno capaci e meno competenti) ... e la quote rosa sarebbe forse stata maggiore, ma non per legge, quanto invece per la legittima e opportuna scelta degli elettori, a cui spetterebbe sempre la sovranità e il diritto di scelta ... diritto che queste parlamentari preferiscono, così pare, attribuire a certi segretari o padroni di partito , gli unici che possano quindi decidere quante e soprattutto quali donne far eleggere!!!!
L'abbiamo visto negli ultimi anni, in certi casi, quali donne elette-nominate sono state scelte da alcuni segretari - padroni di partito, vista la mancanza della possibilità per gli elettori di esprimere preferenze al momento del voto.
Meriti o competenze dove sono ? sono sempre presenti alla base della scelta ?
E poi queste parlamentari che si preoccupano solo ora della parità di genere (solo per il fatto che vi debba essere presente nelle liste elettorali un certa percentuale di donne eleggibili in parlamentari) dove sono state, sino ad oggi, quando, dato il loro incarico, dovevano e avrebbero dovuto legiferare per difendere la donna dalla violenza che subiscono da parte di uomini diciamo "possessivi" (notizie quotidiane di violenze ed omicidi)?
oppure si sono preoccupate di legiferare per creare le migliori condizioni di vita familiare possibili per le donne: vedi questione degli asili, o del precario equilibrio e rapporto tra tempo per la famiglia e quello per il lavoro ? Od ancora, hanno cercato di creare un sistema che permetta la piena integrazione tra i servizi scolastici, lo sport ed i trasporti, creando le premesse per una rete locale che integri il tempo di scuola, con quello dello sport, anche grazie a trasporti pubblici destinati in parte a tal fine, senza chiedere a genitori di rimbalzare tra un luogo all'altro con la propria auto o delegare a baby sitter o parenti vari ?
Ecco le quote rosa, la parità di genere a mio giudizio, non è la percentuale predeterminate per legge per assicurare che un certo numero di parlamentari eletti sia donna.
Le quote rosa sono:
- la difesa delle donne contro la violenza maschile (perché dobbiamo ammetterlo c'è differenza tra come reagiscono certi uomini quando sono lasciati o gli viene detto che non sono più amati, rispetto alla reazione delle donne di fronte alla stessa situazione);
- la difesa delle donne contro lo stalking, una difesa anche con l'intervento di polizia e magistratura, che non lasci libero e tranquillo chi ossessiona una donna, una ex, fino al giorno in cui possa serenamente, massacrarla di botte;
- la tranquillità per un padre di far frequentare la propria figlia ad un ragazzo che non uccida la sua fidanzatina se viene lasciato, come invece è successo in vari casi tra cui quello di Fabiana Luzzi di 17 anni, il cui corpo fu bruciato da chi diceva di amarla ancora;
- i servizi sociali e una società in genere che eviti casi come quello d'attualità,  della donna di origine albanese che viveva da tempo a Lecco e che ha ucciso le sue tre figlie, mentre il marito andava in Albania a comunicare alla famiglia di origine che l'avrebbe lasciata. E questo magari solo perché quella donna  ha avuto il timore, la paura di trovarsi sola e "in povertà di spirito e di forza" con tre figlie e senza un compagno. 
Poi assistiamo alla difesa del Presidente della Camera, Boldrini, che difende il Ministro Boschi dalla satira (l'imitazione a Ballarò) definita sessista ... Boldrini che viene però a sua volta attaccata, proprio per questo, da una donna come Fiorella Mannoia, non certo definibile maschilista o misogina, che non condivide un certo modo di difendere le donne e la femminilità, perché avvertito come una modalità ipocrita di fare politica a tutela della parità di genere e della difesa della realtà femminile e dell'essere donna.
Insomma, credo che si sia di fronte ad uno modo del tutto strumentale con cui in politica si cerca di sostenere una parità tra donne e uomini, che genera un femminismo becero e preconcetto, e che da luogo ad una tutela del mondo femminile minimale e di facciata, più che sostanziale, non sviluppando misure concrete che sostengano le donne in quanto tali, prima ancora che le donne in quanto politici.
Vedo una certa estemporaneità, che poi si concretizza in certe modalità (sostenute anche da certi uomini) di festeggiare l'8 marzo, quando poi, fattivamente  non si riesce a tutelare la donna, non dico per gli altri 364 giorni dell'anno, ma neppure nei giorni 8 dei restanti mesi che non siano marzo.

sabato 21 dicembre 2013

Luci soffuse


Nei giorni di pioggia e di sole,
nel turbinar dei miei pensieri,
nel soffio delle tue parole, sogno
la parte di giorno, in cui si e' sinceri,
quando il sole si riposa
mentre il cielo si fa scuro
e sale, alta, la sua sposa.
Schiaccia l'ombra mia al muro
la luce tremula d'una candela
t'imprigiona nel mio cuore,
ch'ancora palpita ed anela
il tuo respiro, la voce dell'amore.
Come un limpido giorno,
dopo una forte nevicata,
come il ruscello ghiacciato
nel paesaggio che attende l'aprile,
ove non germoglian rimpianti,
ma l'abbandono di alibi e scuse,
mi porgi le tue labbra schiuse
gocce di brina sull'erba, diamanti,
col tuo sospiro che sa di antichi canti,
le stelle, la luna, le palpebre socchiuse
sulle nere tue pupille, luci soffuse.

venerdì 6 dicembre 2013

Libertà e Dignità


Vagando per la rete, molteplici e vari sono i commenti su Nelson Mandela e, altrettanto numerose le citazioni di sue frasi. Perfino la maestra elementare di mia figlia ha raccontato ai suoi allievi chi fosse quest'uomo e il loro compito per il week end e' quello di scriverci "un testo" ... in pratica il "cugino elementare " di un post.
Tutto questo perché oggi e' morto Nelson Mandela. 
Il dubbio: che molto se ne parli oggi e che, poi, lo si dimentichi o quasi già domani; 
la riflessione: perché la maestra e molti di noi non ne hanno parlato così tanto, anche quand'era in vita? Magari spiegando, già da allora, chi fosse quest'uomo, dicendo che soprattutto era un uomo libero, proprio e ancor più', nei momenti in cui era carcerato; in questo modo avremmo capito l'essenza della parola libertà.
Si', perché quest'uomo ci ha insegnato che prima di tutto la libertà, e' libertà di spirito, che conduce alla libertà di pensiero, da cui nasce la libertà di azione.
Avremmo, così, capito il concetto di libertà che possedeva quest'uomo, così tanto differente, da quello che ci hanno voluto propinare alcuni nostri concittadini, che ci hanno pure fondato un partito chiamandolo, ohibò, "delle libertà", ... all'interno del quale tanti, che vi hanno aderito, erano piu' prigionieri  di un Mandela carcerato. 
Ma del resto la differenza, e' dimostrata anche da una sola frase, quella che pronunciò Mandela a chi gli chiedeva, perché lui, ad ottant'anni, volesse abbandonare la politica; rispose che a quell'eta un uomo deve stare vicino ai propri nipoti (e aggiungerei io a quell'età si dovrebbe lasciare ai propri figli la responsabilità e l'onere di dirigere un Paese).
Ecco sta anche qui la differenza tra quest'uomo, rispetto al fondatore di quel partito italiano sopra citato, che alla stessa età non vuol lasciare mano neppure ai propri pro-nipoti non dico ai figli.
Se gli chiedete il perché vi dirà che lo fa per il bene comune, perché vuol costruire un futuro migliore ... e io credo che se lo sentisse Mandela, gli si dipingerebbe sul viso quel sorriso sardonico da uomo saggio (vedi foto), di chi ha conosciuto il mondo e gli uomini e che sa riconoscere quale sia la verità  e quale la menzogna.
Del resto parliamo di un uomo che per la libertà dello spirito e, quindi, del pensiero e dell'azione, ha fatto 26 anni di prigione, in carceri che avrebbero fatto stracciare le vesti e strillare davvero "indulto, indulto", perché costruite per non permettere di uscirne vivo e semmai uscirne molto malconci. Insomma un uomo che non avrebbe mai strepitato se l'avessero condannato ai servizi sociali e avrebbe accettatola pena, come ha fatto, seppure si fosse ritenuto innocente e non avesse commesso alcun reato, ma agito giustamente per cause giuste. Ecco l'altra differenza il possedere la dignità.
Un uomo che quando diceva che "tutti possono migliorare a dispetto delle circostanze e raggiungere il successo se si dedicano con passione a ciò che fanno", non pensava, come altri, che il successo era il  "fare soldi", il diventare famosi in TV. E infatti diceva anche "l'educazione è il grande motore dello sviluppo personale. E' grazie all'educazione che la figlia di un contadino può diventare medico e il figlio di un minatore il capo miniera o il bambino nato  in una famiglia povera il presidente di una grande nazione". E quando si riferiva al presidente di una nazione pensava ad un compito per cui "i veri leader devono essere in grado di sacrificare tutto per il bene della loro gente".
Pensiamo alla nostra Italia, a chi ci dovrebbe dirigere e queste frasi suoneranno assurde, irreali, veramente come fossero cose aliene.
Perché ho voluto mettere in evidenza queste enormi differenze? per farci capire come quest'uomo appartenga quel genere di essere umani definibili giganti, a dispetto di quei tanti cui siamo abituati, che ancor più ci appaiono come nani ... e come disse Mandela: "se tu voli basso, non puoi servire bene il mondo".

mercoledì 27 novembre 2013

De-cadere da dove non si è non è fantascienza


Il motivo del titolo di questo post sarà presto spiegato.
Intanto sicuramente chi legge avrà capito che l'argomento è l'avvenuta decadenza da Senatore di Silvio Berlusconi.
Non mi aggrego né ai cori di entusiasmo, né alla parte che grida all'ingiustizia; anche di questo spiegherò il perché.
2013, ovvero vent'anni di Berlusconi e Berlusconismo. Chi oggi gioisce al giorno che ne decreta la fine o non capisce che così non è (o fa finta di farlo).
In ogni caso, ora la sinistra non avrà l'alibi di dover opporsi al Berlusconismo (ma in verrà dovrà ancora contrastare Berlusconi), e quindi, sarà chiamata ad occuparsi di fare, nel senso di realizzare politiche concrete e cambiamenti reali, in un paese che veramente decade.
La questione che pongo è un altra:
E' scienza o fantascienza la possibilità di poter de-cadere da un luogo in cui non si è ?
Berlusconi è riuscito anche in quest'impresa: infatti, tanti hanno gridato all'ingiustizia, lo stesso Berlusconi è anche oggi sceso in piazza … ma per protestare contro cosa ?
forse per reclamare il diritto di restare dove è cioè in Senato ?
Così non è:
infatti, la presenza al Senato di Berlusconi in numeri è stata la seguente:
- disegni di legge presentati: 0
- emendamenti presentati:  0
- ordini del giorno presentati: 0
- interrogazioni: 0
- interpellanze:  0
- risoluzioni: 0
- interventi in aula …. 1 (quello della comica, con cui, dopo che vari ministri del PDL avevano minacciato di dimettersi e Berlusconi aver dichiarato per giorni di sfiduciare il governo, coupé de theatre, ha dato la fiducia al Governo Letta)
- presenze al senato in percentuale: 0,01%.
Insomma un Berlusconi che compreso l'episodio di oggi è stato più presente in piazza (vedi manifestazioni inscenate) che nel Senato in cui doveva stare. il che è tutto dire... quando un leader politico è così presente in piazza non c'è da stare allegri.

Ma tutto ciò cosa vuol dire ?
1) sicuramente (la spiegazione del titolo) che Berlusconi è riuscito a provare che de-cadere da un luogo in cui non si è,  non come si potrebbe pensare fantascienza, ma è possibile, cioè scientificamente dimostrato;
2) che è smentito dai fatti anche chi ha sempre negato che Berlusconi ha anteposto il proprio interesse a quello della collettività . Infatti, tutto l'accanimento di questi giorni, l'ostruzionismo di un partito, il blocco dei lavori parlamentari, è stato solo strumentale per cercar di permettere a Berlusconi di conservare  non il posto in cui, di fatto, non è mai stato e di mantenere la carica senatore che, di fatto ,non ha mai esercitato .. ma solo il tentativo di preservare l'immunità del senatore, lo scudo che la legge gli assegna, di poter essere posto agli arresti solo dietro autorizzazione dell'aula.
Da oggi questo non sarà più così per Berlusconi, questo e solo questo. 
Non s'illuda la Sinistra che non c'è più Berlusconi, perché egli resta.
il problema è che restano anche questi venti anni:
- restano i disoccupati aumentati in questi venti anni;
- restano le aziende chiuse in questi venti anni;
- restano i poteri forti, anche quelli dei mass media e delle televisioni e dei giornali di Berlusconi;
- restano i verbali secretati, in cui un camorrista indicava i siti in cui erano stati sepolti i rifiuti tossici … e restano le morti da questi causati.
Restano insomma, venti anni di parole e del nulla fatto, o meglio dell'arretramento di un Paese;
resta l'inazione di una sinistra che aveva l'alibi di Berlusconi e che, oggi, pur rimando Berlusconi, non è più legittimata a celarsi dietro l'alibi che per venti anni ha usato.
Tutto ciò è rimasto e resta nella storia, ma speriamo che da domani almeno una cosa non resti: il dibattito estenuante intorno alla questione "decadenza di Berlusconi", mentre il Paese più che decadere rischia di precipitare ed affondare, e questi politici stanno a parlare e discutere di ciò che non interessa, perfetti emuli degli orchestrali del Titanic.

mercoledì 6 novembre 2013

Ragione e sentimento


Il titolo di questo post potrebbe far pensare al fatto che io voglia scrivere in merito al famoso romanzo, così intitolato e scritto tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800 da Jane Austen.
Non è così.
Ho intenzione di scrivere di una storia, alla fine un po' romanzata, scritta ai tempi nostri, senza carta e penna, ma a mezzo telefono dal ministro di Grazia e Giustizia Cancellieri.
Anche questo "romanzo moderno" ha lo stesso titolo del classico, perché dalle dichiarazioni rese ancora non è chiaro quanto l'intervento del ministro abbia seguito la ragione (non solo nel senso di correttezza ed opportunità, ma proprio dell'azione in vate di ministro e non di persona) o quanto sia frutto del sentimento (di umanità com'ella stessa ha affermato).
La vicenda è quella riguardante la telefonata o le telefonate tra la famiglia Ligresti (quella accusata della bancarotta Fonsai) e il ministro Cancellieri, la quale rassicurava sul fatto che si sarebbe interessata della vicenda di Giulia Ligresti, in carcere per le citate accuse, seppur sofferente di salute e anoressica. telefonate sarebbero poi intercorse proprio tra il ministro di grazie e giustizia e le autorità competenti in tema di carcerazione e scarcerazione della detenuta Giulia Ligresti.
E' di oggi la dichiarazione del ministro Cancellieri, secondo cui il suo intervento non avrebbe provocato la decisione di scarcerare Giulia Ligresti e con questo intervento non avrebbe, quindi, esercitato pressioni né avrebbe espressamente richiesta la predetta scarcerazione. Infatti secondo il ministro la scarcerazione, sarebbe stata frutto di una decisione autonoma da parte delle Istituzioni che amministrano la giustizia in Italia, commettenti in tema.
Ma allora quale sarebbe il perché suo intervento ? quale sarebbe stato il fine ? Queste le domande che sorgono spontanee ascoltate le dichiarazioni del Ministro. In altri termini, il Ministro invece di esercitare le proprie funzioni per il cui esercizio viene pagata, cosa fa ? perde tempo facendo telefonate ad atrocità che amministrano aspetti delicati dell'amministrazione della giustizia, che già sa non avranno alcun effetto ?
Giorni fa, la stessa Cancellieri aveva detto di aver telefonato non per questione amicizia familiare ed ancor meno perché il proprio figlio era legato da rapporto di lavoro alle aziende della famiglia Ligresti, ma lo avrebbe fatto per umanità, per sensibilizzare su una questione che guardava una persona detenuta, in precarie condizioni di salute e a rischio di vita.
Ci dica allora, se così fosse, quante altre volte lo ha fatto e per chi altri, così per farci capire se esiste in tema un suo atteggiamento costante, volto a segnalare casi umani a prescindere dalla famiglia cui appartiene il detenuto. 
Perché l'altra questione che è naturale porre è: cosa ne è dei casi di altri detenuti, in analoghe precarie condizioni di salute che non vengono segnalati ?
Questa domanda dovremmo porgercela, perché appare chiaro che l'intervento del Ministro, indirettamente è un atto di sfiducia verso chi amministra la giustizia, perché se il ministro avesse fiducia riguardo queste istituzioni, penserebbe che i casi degni da attenzionare e meritevoli di valutazione sono esaminati da dette istituzioni originariamente, a prescindere dalla segnalazione di un ministro. Se ha ritenuto come ha fatto di intervenire anche solo per umanità, per un caso specifico, vuol invece, dire che ella non ha fiducia in queste istituzioni, non ha fiducia sul fatto che siano giustamente ed ordinariamente attente a questi casi e, usando le sue parole, non essendo appropriatamente sensibili al tema andavano "sensibilizzate"
Il Ministro dovrebbe piuttosto compiere atti che rimuovano a livello generale eventuali barriere o limiti alla corretta ed "autonoma"valutazione  da parte delle istituzioni competenti, riguardo i casi degni di attenzione ed analoghi od identici a quelli di Giulia Ligresti (il caso Cucchi presenta analogie, vedi anoressia e stato di salute, ma nessuno ha segnalato il caso ... e Cucchi è morto).

Allora quello che pare di capire, ciò che più verosimilmente sembra è che la vicenda sia di fatto, la solita storia "di raccomandazioni", così come in altri settori della vita di questo Paese.
I casi per i quali nessuno "raccomanda" attenzione che fine fanno ?
il Ministro per caso ha ragione e motivo di credere che questi casi non vengano esaminati e quei detenuti non vengano quindi scarcerati a danno della loro salute e vita ? 
E' questo pensiero di sfiducia, il motivo per cui ella ha voluto "attenzione" la autorità competenti sul caso Ligresti.
Meglio avrebbe fatto se prima, che si fosse verificato il caso Ligresti,  avesse provveduto con propri atti, questi sì da Ministro a rimuovere a livello generale il problema della scarsa attenzione per certi casi. Invece no, ha compiuto un atto che non è da Ministro: segnalare alle Autorità un caso specifico, rispetto a cui aveva rassicurato la famiglia "a lei cara per amicizia", che avrebbe fatto ogni cosa per seguire l'evoluzione; e ciò pur sapendo come lei dice che ciò non avrebbe comunque ingenerato alcuna pressione o influito sulla decisione autonoma delle istituzioni competenti .. cioè promette di fare una cosa che tanto già sa non influente (???).
Sorprendenti sono poi le reazioni delle parti politiche, a parte quella del Movimento 5 stelle che richiede le dimissioni del Ministro:
il PD spaccato anche su questo tema, che in alcune sue componenti non ravvisa neppure l'inopportunità dell'azione;
il PDL che, strumentalmente, rispolvera la questione Ruby - Berlusconi per dire che in quel caso Berlusconi è stato additato e accusato addirittura di reato per una cosa analoga a quella che ha riguardato oggi la Cancellieri; la conseguenza chiedere, quindi, che come non deve essere ravvisato né quale reato né quale azione inopportuna l'operato della Cancellieri, che può rimanere in carica con piena fiducia, andrebbe riconsiderato allo stesso modo l'operato di Berlusconi … e si creda tutti che l'aver detto che era nipote di Mubarak, alla fine sia stata solo una burla come il cucù alla Merkel. Che si accetti che un ministro o un presidente del consiglio si interessi della vicenda di polizia, giudiziaria e carceraria di uno specifico e da loro conosciuto cittadino, anche se poi c'è il rischio che si siano dimenticati o non abbiano posto attenzione agli altri cittadini da loro non personalmente conosciuti, che si siano o si trovino nelle stesse o analoghe situazioni. Complimenti, non c'è che dire.

martedì 29 ottobre 2013

'N Che Guevara


Era di pochi giorni fa, la notizia della nomina a Presidente della Commissione Antimafia della deputata PD Rosy Bindi.
Una notizia che di certo, non manifesta il nuovo e un cambio dei tempi.
E' apparsa però addirittura "scomposta" , per non dire altro,  la reazione e la protesta di alcuni esponenti del PDL, primo fra tutti, del capogruppo PDL alla Camera, Renato Brunetta, che addirittura ha avvertito di essere pronto alla guerriglia (in Parlamento).
All'improvviso, l'Italia intera ha pensato che fosse arrivato un neo Che Guevara, pronto a lottare per la giusta causa e il riscatto degli oppressi.
Ma è proprio il motivo per cui Brunetta è pronto alla guerriglia a farci capire che non Che Guevara (con un gioco di parole - 'n Che Guevara)
L'ideale per cui Brunetta vorrebbe far guerriglia è quello di far solo confusione, alzare un polverone, minacciare la caduta del Governo ... e questo se non salvano Berlusconi dalla decadenza.
La controprova l'abbiamo avuta oggi, quando l'alter ego di Brunetta, cioè il capogruppo al Senato del PDL Schifani (ex Presidente del Senato e quindi ex seconda carica dello Stato) ha di nuovo avvertito che il Governo potrebbe cadere, perchè il PDL (se ancora esiste dopo che è stato varato il progetto - come la Bini non nuovo - di Forza Italia) potrebbe ritirare il suo appoggio all'esecutivo.
Il motivo dell'avvertimento? l'imminente votazione per la decadenza di Berlusconi da Parlamentare dopo la condanna definitiva per i diritti Mediaset e la frode fiscale connessa.
Proprio oggi i lavori in Parlamento sono stati rallentati, con il PDL che fa melina e chiede la sospensione dei lavori dopo che la Corte d'Appello di Milano ha pubblicato la motivazione della sentenza, con cui è stata ricalcolata per Berlusconi da cinque a due anni l'interdizione dai pubblici uffici, pena accessoria a seguito della condanna in via definitiva per frode fiscale.
Poi altro che tema, che a questo punto appare usato strumentalmente per allungare i tempi del voto, è la scelta del metodo del voto. Il Movimento 5 stelle che lo vuole palese e altri che lo vogliono mantenere segreto. Pare che l'ago della bilancia della decisione sia nella mani della Lanzillotta, eletta nelle liste di Forza Civica (ex forza politica di Mario Monti, oggi adottata da Casini ... una nuova DC insomma). 
La Lanzillotta è propensa, pare, a mantenere il voto segreto, perchè afferma "sono contraria alle leggi ad personam, ma anche a quelle contra personam" ... bohhh che vorrà dire, si tratta di decidere se votare palesemente per la decadenza (mica è una vergogna esprimere apertamente il proprio voto) o farlo in modo segreto ... che c'entrano le leggi contra personam ???
Ora ci vorranno far credere che la legge Severino è stata varata contro Berlusconi che poverino aveva commesso (prima) il reato di frode fiscale.
Insomma un parlamento e una politica che ancora discutono sulla vicenda giudiziaria di Berlusconi, il quale minaccia di far cadere il Governo, dopo che meno di un mese fa gli ha votato la fiducia ... una classe politica che non si cura dei reali problemi, altro che risollevare "gli oppressi" ed emancipare le masse, altro che guerriglia e Che Guevara.
Dovrebbero fare più attenzione al fatto che già nel 2012 la povertà relativa in Italia era del 12,7% e quella assoluta il 6,8% e la spesa media mensile per famiglia, sempre in quell'anno, era di 2.419 euro (meno 2,8% rispetto al 2011).
Ed oggi pure peggio, perchè secondo la Coldiretti nel 2013 circa 4.068.250 persone hanno dovuto chiedere aiuto per sfamarsi, un 10% in più rispetto al 2012.
Il tasso di disoccupazione ai massimi dal dopoguerra, giunto al 12%, con la disoccupazione giovanile quasi al 40% (quasi uno su due !!!).
Chi il lavoro l'aveva, oggi non l'ha più in molti casi, visto che a settembre si è registrato un picco nelle ore autorizzate di cassa integrazione e guadagni.
Basta con i dati, già si è capito che certi guerriglieri parlamentari, dovrebbero scendere in piazza a confrontarsi con quegli italiani che stanno affrontando questi problemi, non quelli della decadenza da parlamentare, del voto palese o segreto, dell'irretroattività di leggi per l'applicazione o meno di pene accessorie a chi è stato condannato definitivamente per il reato di frode fiscale.
Forse capirebbero cosa significa lottare, e quali i veri motivi per cui nella vita le persone lottano ... per sopravvivere civicamente parlando, ma molti anche per sopravvivere materialmente parlando.
E' proprio vero " 'n che Guevara ", e certamente se ci fosse non lo incarnerebbe Brunetta, anche perchè, concedetemi un gioco di parole o una battuta scontata, oltre la barbetta e il sigaro, gli manca pure la levatura ... in gergo politico la "statura".