mercoledì 4 dicembre 2024

Il sesto senso

 

Ciao Nocciola.
Ti scrivo e già so che alcuni penseranno che sia sciocco ch'io scriva al mio cane, che ha lasciato questa vita. So però, altrettanto certamente, che altri non lo penseranno, comprendendo il significato di questo post e per questo potranno anche criticarlo se lo ritengano.
Ti scrivo perchè il tuo lasciare questa vita, che ha lasciato tristezza e un senso di vuoto, mi ha però voluto donare il tempo della riflessione. Contraccambio così a questo tuo amaro dono,  regalandoti queste poche righe e parlarti ancora.
La prima riflessione che mi ha donato è in merito all'anima.
qualunque cosa sia l'anima, se solo quel soffio di vita che ci permette di esistere in questo mondo, che sia il proprio modo di essere il nostro cosiddetto carattere, oppure qualcosa che esiste oltre il materiale e ci sopravviva, non so dirlo.
Posso, invece, dire che sbagliano coloro che pensano all'anima come ad una prerogativa dei soli uomini e non anche di altri esseri viventi.
Non potendo saper con certezza cosa sia l'anima, posso dire senza dubbio che non appartenga solo a noi uomini, ma sia propria anche di altri esseri viventi, di quelli che, come te, condividono la nostra esistenza terrena a nostro stretto contatto. 
Non è il voler attribuire agli animali caratteristiche e comportamenti dell'uomo e posso dirlo e provarlo, raccontando mille episodi vissuti con te. Il rapporto che avevi con Tigro il tuo compagno felino, che consideravi tuo fratello che ci hai lasciato un anno prima di te. Per come dimostravi di non pensarlo di una specie diversa e incompatibile con te, ma con cui poter convivere come hai fatto anche con qualche altro gatto di quartiere, cercandoli e facendoti accettare da loro come foste della stessa specie, al pari di come, invece, non ne sopportavi altri.
Basterebbe anche solo questo, per provare che non si può ritenere che solo l'uomo abbia un anima, quando molti non riescono a rispettare la vita dei loro simili, esseri della stessa specie, al contrario di animali, che dimostrano di saper vivere e rapportarsi con quelli di una specie diversa dalla loro.
Posso testimoniare della tua anima, per come la esprimevi nel tuo vivere in ogni momento, nei viaggi, nei tanti luoghi e con i diversi mezzi con cui li hai fatti con noi
Posso affermarlo per come ti sentivi parte di un gruppo, "il tuo branco", persino quando nei natali vedendo scartare i nostri regali, aspettavi che ti fosse dato il tuo. 
Quelle che sembrano sciocchezze a chi legge queste righe posso dire, avendole vissute, che tante sono state le conferme che avessi un'anima.
La seconda riflessione che mi hai donato è sull'esistenza del destino, o al contrario del caso, oppure  l'esistenza di qualcosa di superiore che regoli la nostra vita e il suo percorso.
Pur avendo una mia idea in proposito, ho un senso di pudore nell'esprimerla, per rispetto dell'altro, ritenendo che su questi argomenti non si possano esprimere proprie idee per timore di affermarle come certezze e verità, quando invece sono vestite del dubbio. 
Prescindendo dalla mia personale convinzione, la nostra convivenza e il motivo per cui ci siamo incontrati in questa vita, mi fa dire con certezza che quanto ci accade dipenda da scelte fatte su tutt'altre basi e per tutti altri motivi rispetto alle conseguenze a cui ci conducono.
L'esserci incontrati è stata conseguenza, infatti, della scelta di una scuola elementare per mia figlia Giulia, per te sorella; colei che, quando tornava a casa, con me e "tua mamma", vedevi e cercavi per prima, a volte quasi dimenticando anche la nostra presenza. 
Sorella, perchè quando arrivasti era cucciola come te, cresciuta con te per i dodici della tua vita, fino a diventare donna, ma rimanendo, con te e per te, sempre come allora sorella d'infanzia.
Sei arrivata a noi, perchè eri nella cucciolata della sua compagna di classe e neppure, quando Giulia volle che l'accompagnassi a vedere quei cuccioli, lo facemmo per volere un cane, come compagno di vita. Ma se è vero che il motivo del nostro incontro in questo cammino non è stata una precisa scelta riguardo te, con altrettanta certezza è dipeso da noi l'esserci scelti. Posso dirlo perchè, quando io e Giulia arrivammo e tutto il resto della cucciolata girovagava per le stanza, tu ci guardasti ferma in quella cuccia, mentre con i nostri occhi che si sono incontrati, sei venuta da noi tra le nostre gambe ancora sconosciute, le stessse che per una vita ti hanno avuta, acciambellata, praticamente ogni giorno.
Il caso, il destino, un'entità superiore ? Qualunque cosa si creda sia stato, ci ha donato questo percorso quello che per te è l'intera vita, per me una parte, così intensa da non permettermi di ricordare l'altra in cui non eravamo assieme.
La terza riflessione è sulla permanenza, l'esistenza oltre questa fase di vita terrena. Anche in questo non si può esprimere in un post la propria idea, così costellata dal dubbio  e che può essere solo oggetto di fede. Ma la riflessione che mi hai lasciato è il titolo di questo post: “il sesto senso".
Titolo di un famoso film e concetto spesso citato, la condizione per cui, oggi pur nel vuoto che lasci con la tua assenza, pur senza vederti, toccarti e ascoltarti, io riesco a sentirti.
Il fatto che sei ormai presente in me, che permani con me in questo percorso terrreno.
Per tutta la notte passata con te, mentre ci stavi lasciando, in quell'alba in cui te ne sei andata di fronte al finestrone da cui eri in vedetta nei giorni di vita, ti ho più volte detto che non ti abbandonavo, che restavo con te sino alla fine. Così ho fatto.
Non ti ho abbandonato sino alla tua fine, ma la promessa è che non lo avrei fatto neppure sino alla mia, perchè resterai con me per tutto il tempo di questa vita.
Con questo post vado oltre quella promessa, perchè cerco di farti persistere e di farti portare nel cuore anche di chi leggerà queste righe, che abbia avuto o meno il privilegio di conoscerti. 
Cercherò anche di farti esistere oltre, grazie a queste poche parole che affido al tempo ancorà più immenso di noi, che a pensarlo così sconfinato ci spaventa.
Ciao Nocciola, se può esistere l’unico dubbio di poterci ancora ritrovare, esiste la certezza che in quel momento sarà come non esserci mai separati, perchè non ti abbandonerò fino alla fine, nel proseguire la vita in cui ci siamo incontrati, anime da sempre unite.



 
 
 
 




venerdì 1 novembre 2024

A mia, nostra figlia

 

Dopo alcuni anni, forse troppi, torno a guardare lo specchio.
Lo specchio di Galadriel a cui si può chiedere, come dice il sottotitolo del mio blog, di rivelare molte cose; lo specchio che, però, ad alcuni mostra ciò che desiderano vedere oppure cose che furono, cose che sono, cose che devono essere, ma nessuno, neppure il più saggio, può sapere cosa stia vedendo.
 
Per questo, come altre volte, a voi lettori dico che se mi chiederete se guardare o meno, non vi potrò consigliare, perchè vedere è al tempo stesso un bene e un pericolo.
 
Guardo lo specchio e vedo il tempo in cui la propria unica figlia compie la maggiore età. I suoi 18 anni, che non saranno mai identici ai miei, né a quelli di ognuno di voi.
Il giorno in cui tua figlia sembra la stessa persona che tenevi sulle spalle o portavi in bicicletta sul seggiolino dietro, quela che aspettavi fuori dalla scuola.
Quella persona che comprendi, ma che resta anche altro e che forse non conosci, nei suoi mille pensieri che non ti appartengono, nei sentimenti che non afferri.
Così affiora nello specchio l'immagine del tuo essere, stupito dalla sensazione di un giorno, in cui capisci che ormai la bambina s’avvia ad esser donna. 
 
Per questo, figlia mia, alcune parole affido a questo oceano immenso che è l'esistenza, come il naufrago, le metto in un post come nella fragile bottiglia che forse troverai, approdando in qualche isola della tua vita, e che riconoscerai tra le tante parole disperse in mare, impigliate nella rete. 
Pensieri, parole, che oggi ancora non conosci, e che si illudono di poterti riempire l’anima e il cuore, se e quando le leggerai.
 
Giulia, il nome che ti abbiamo dato, io e tua madre, che non volemmo sapere prima se fossi lui o lei.
Noi due, inesperti maestri d’ascia, nel costruire la nave che ti avrebbe fatto navigare in questa vita.
Da quel giorno, con le vele pronte a dispiegarsi al vento, sei stata al nostro fianco. Al tempo, piccola barca a circumnavigare i confini del porto, oggi pronta a solcare mari profondi, fantastici e spaventosi, con l’esperienza fatta nelle prime mareggiate, che ti potranno insegnare ad affrontare le tempeste che potresti incontrare. Goditi la bonaccia del mare, nonostante il timore delle bufere.
Noi, io e tua madre, che sempre ti abbiamo accompagnato e, sempre più, oggi restiamo a riva ad osservare mentre ti allontani verso l’orizzonte, che neppure scorgiamo, mentre veleggi in mari in cui non navigammo e che mai solcheremo. La nostra certezza che sempre più spesso resteremo ad osservare la linea di confine, tra cielo e mare, verso cui tenderai, nell'attesa e nella speranza che laggiù, all’improvviso, di nuovo compaia la tua vela distesa al vento, che ti riporta per qualche tempo al porto. La certezza dei giorni in cui i mille ricordi cadranno, come pioggia leggera, attraverso la finestra dei miei occhi, verso il cuore allagato di nostalgia.
Chissà se le mie illusioni di bambino giaceranno nei tuoi sogni notturni, in un legame indissolubile tra te e me, che sopravvive oltre i limiti dell’eterno, mentre le tante parole che ti dissi baceranno il tuo viso al risveglio. Una speranza, la sfida alla precarietà del nostro tempo, l’angoscia che perpetua il mio continuo dubbio, con l’unica certezza e la sola verità che conosco che sei tu, in cui non svanirò neppure al finire dei miei giorni. 
Quel tempo, al finire del viaggio che non sappiamo se sarà il restare per sempre al porto o l'allontanarsi lungo il fiume lasciandosi trasportare dalla corrente del tempo infinito.
 
Giulia, in quel tempo, forse anche tu sarai diventata costruttrice inesperta di navi, intenta a insegnare a navigare a chi sarà tuo figlio, come facemmo con te, io e tua madre.
Tempo, in cui sarai già saggia, con l’esperienza del marinaio.
Saprai che esistono le barche timorose, ferme nel porto, che non si arrischiano, che non navigano spaventate dalle tempeste, dimentiche di esistere solo per quello. 
Tu, confido, già saprai che non esiste altro che unirsi alle tante altre barche, pronta ad affrontare ogni vento, superando gli uragani, navigando un giorno e poi ancora, con la certezza che esisterà sempre un porto in cui arrivare, seppure con la vela lacera e la vernice scrostata, un lido sicuro dove riposare prima di ripartire.
Solo le navi, che hanno cuore e anima immensi come gli oceani, possono navigarli; le altre resteranno nell'ansa a rifugiarsi, attendendo immobili la ruggine, certi solo di invecchiare.
 
Così ti auguro di avere vele grandi come ali giganti, che ti facciano correre alla spiaggia e poi ancora verso il mare.
La forza di prendere, ma anche di lasciare persone che non sono capaci di accompagnarti che non appartengono a ciò che sei; “non sei per tutti e non tutti sono per te”.
E saprai che non ci sarà cosa più preziosa che te. Per questo ti sentirai irrequieta e nervosa, nel navigare accanto a chi non è fatto della tua sostanza e sentirai chi sarà già nella tua scia, con navi che seguono le tue stesse rotte, verso le stesse mete.
 
Naviga figlia mia, naviga mio cuore, verso quei lidi dove un giorno troverai questa bottiglia che conserva queste parole, intatte, non corrose dal sale di un tempo sconfinato.
Emergeranno dall’oceano queste righe, che leggerai, scritte da un naufrago ormai disperso, assieme a tua madre, nell’immensità che tutti ci sovrasta, tornati dove non ci potrai vedere.
Sarà allora, che sentirai la stessa pioggia, che ora sento, scendere dagli occhi nel cuore, allagato di nostalgia.
Non essere triste, ma naviga, naviga felice tra quelle onde in cui t’accompagnammo, in quei mari a cui ti affidammo.