25 apirle Festa della liberazione dell'Italia dal nazifascismo, ad ottanta anni di distanza.
Ci viene chiesto di festeggiarla con sobrietà. Come chiederebbero di farlo al credente che festeggia Natale e Pasqua. Proprio così, perché oggi è il Natale e la Pasqua dell’Italia in cui attualmente viviamo, la sua nascita e la sua resurrezione dalla morte in cui l’ha condotta il fascismo alleato della Germania nazista. Quindi, buon 25 aprile a tutti quelli che credono nell’Italia Repubblicana, democratica e antifascista.
In una bella giornata di sole, con il rischio di qualche temporale pomeridiano, che poi è stato solo il passaggio di nuvole nere, quasi a significare lo scampato pericolo che pure noi abbiamo corso, salvati da quello che sarebbe potuto essere un triste destino, evitato ottanta annio fa.
Ma come può sapere chi non l'ha vissuto, cosa sia stato quel periodo e cosa fu quel 25 aprile di ottanta anni fa. Il modo migliore sicuramente leggere le parole di chi ha rischiato la vita o l'ha persa, insomma di chi ha vissuto il periodo, chi ha visto quel giorno e chi non ha potuto vederlo perchè morto prima, proprio per realizzarlo.
Un esempio le parole di Calamandrei per descrivere gli uomini e le donne che hanno lottato contro il nazifascismo :
"I
ragazzi delle scuole imparano chi fu Muzio Scevola o Orazio Coclite, ma
non sanno chi furono i fratelli Cervi. Non sanno chi fu quel giovanetto
della Lunigiana che, crocifisso ad una pianta perché non voleva
rivelare i nomi dei compagni, rispose: «Li conoscerete quando verranno a
vendicarmi», e altro non disse. Non sanno chi fu quel vecchio contadino
che, vedendo dal suo campo i tedeschi che si preparavano a fucilare un
gruppo di giovani partigiani trovati nascosti in un fienile, lasciò la
sua vanga tra le zolle e si fece avanti dicendo: «Sono io che li ho
nascosti (e non era vero), fucilate me che sono vecchio e lasciate la
vita a questi ragazzi». Non sanno come si chiama colui che,
imprigionato, temendo di non resistere alle torture, si tagliò con una
lametta da rasoio le corde vocali per non parlare. E non parlò. Non
sanno come si chiama quell'adolescente che, condannato alla fucilazione,
si rivolse all'improvviso verso uno dei soldati tedeschi che stavano
per fucilarlo, lo baciò sorridente dicendogli: «Muoio anche per te… viva
la Germania libera!».
Per rendeersi conto di cosa rappresenta il 25 aprile, si possono leggere le righe scritte da Barbero: “Il 25 aprile non si celebra soltanto l’insurrezione dei partigiani che hanno liberato le città italiane.
Si
celebra la fine della guerra, la sconfitta dei tedeschi, la distruzione
della tirannia nazifascista. E si celebra il fatto che, grazie
all’insurrezione dei partigiani, l’Italia, che aveva cominciato quella
guerra dalla parte vergognosa, di quelli che hanno fatto le camere a gas
e i forni crematori, almeno un pezzo d’Italia, è riuscita a combattere e
morire dalla parte giusta.
A
quelli che oggi non si vogliono dire antifascisti, a loro vorrei
chiedere: preferivi che gli americani e le nazioni unite avessero perso
la guerra? Preferivi che avesse vinto Hitler? Preferivi vincessero
quelli delle camere a gas? Perché, se è così, puoi anche non andare a
celebrare il 25 aprile."
Cosa rispondere a chi invece si professa disilluso e non festeggia perchè oggi l'Italia è quella dei partiti e dei politici che non operano a favore dei propri concittadini, ma per sè stessi e, a volte, sono pure corrotti e compromessi con interessi avverrsi al bene comune. Gli si può rispomdere con le parole di un partigiano che è stato pure, secondo me, il più grande Presidente della Repubblica Italiina, Sandro Pertini: "Meglio la peggiore democrazia che la migliore dittatura .
A chi invece, non festeggia perchè da per scontata la libertà e non sa, in fondo, cosa sia veramente questa libertà come gliela si può descrivere, se non dicendogli che è molte cose, fino ad essere il non fare tutto ciò che si vuole a dispetto di tutto e tutti, ma sicuramente è poter dire, scrivere senza paura di dover sentire bussare alla tua porta e temere di essere portatio via e scomparire senza che i tuoi familiari sappiano dove sei finito. Significa non accontentarsi e dare la propria preferenza a colui che seppure imperfetto ti sembra migliore di altri, più capace di rappresentarti.
A coloro che invece non festeggiano, perchè anche coloro che lliberarono l'Italia, commisero atrocità, cosa dire se non che le atrocità si condannano certamente, ma che occorre anche riflettere sul contesto e il momento. Ma anche che resta una differenza netta tra chi commise atrocità e bestialità (come pure quella in Piazzale Loreto) e chi fino all'ultimo sostenne la repubblica di Salò creata da queli nazisti che trucidarono civili italiani (uomini, donne e bambini), per pura rappresaglia alle azioni di resistenza contro l'oppressione nazifascista. Per questo non si possono accettare revisionismi, o peggio giustificazioni del fascismo e dei repubblichini di Salò, parlando di guerra civile quasi a sostenere che il 25 aprile non si festeggia perchè tragedia nazionale.
E chi afferma che il fascismo fece anche cose buone cosa possiamo dire se non che non esiste un primo fascismo e un secondo tempo fascista, perchè il fascismo fu sin da subito violenza contro gli oppositori, censura di chi non la pensava allo stesso modo, fu le leggi razziali sulla scia del nazismo, fu il tentativo dello sciacallo che segue il leone tedesco per accaparrarsi avanzi delle prede dei paesi europei invasi e sottomessi; lo stesso che mandò tanti italiani a morire in guerre insensate fino a ritrovarsi invasi dall'ex alleato nazista che dopo l'8 settemre 1943 uccise prima imilitari dell'esercito italiano perchè considerati traditori e finì con il trucidarne le loro madri e padri e persino i loro fratelli bambini, tutti civili rimasti nelle proprie case, invase e occupate dale truppe tedesche.
E allora festeggiamo, senza pensare alla sobrietà, perchè un termine che nulla a che fare con questo giorno, dato che è una festa naturalmente senza sfarzo e fronzoli, di per sè stessa contenuta perchè pregna della tragedia di chi è morto in un periodo tragico per questo Paese.
Festeggiamo e usando le parole del Presidente della Repiubblica ricordiamoci che è sempre tempo di resistenza.