mercoledì 26 maggio 2010

Balla coi squali




Inizio con una premessa: torno a scrivere un post dopo molto tempo, ma non è colpa dello specchio, che ha sempre continuato a mostrare immagini. La causa è la mia volontà, una scelta.
La sintomatologia iniziale è consistita nell'avvertire una sorta di pigrizia, somigliante ad un improvviso vuoto interiore. Chi mi conosce sa che vuoto non poteva essere ed infatti, era solamente voglia di "riflessione" (non a caso mi confronto con lo specchio).
Per la precisione, ho sentito l'esigenza, diciamo, di "rimodulare" un qualcosa nell'animo, il bisogno di vagliare e valutare una serie di argomenti, di temi, di questioni, scegliendo quelli che potessero stimolare, non solo chi scrive, ma sopratutto, il lettore. Forse il timore di divenire banale, sia nella scelta degli argomenti mostrati dallo specchio, che nel modo di trattarli e raccontarli.
Devo dire, poi, che mi ha fatto piacere, sentire due domande ricorrenti che mi hanno posto alcuni lettori del blog: "ma perchè non pubblichi più ?" e "ma quando ripubblichi ?".
Così ho pensato fosse durata abbastanza questa sorta di "digestione" ed è arrivato questo post, che, a dire il vero, l'ho iniziato a scrivere giorni di prima rispetto alla data in cui comparirà nel blog.
Chiusa, terminata la premessa, ecco il post.
Il titolo potrebbe far pensare alla volontà dello specchio di commentare ancora una volta le ultime e più recenti vicende politiche, con descrizione della relativa fauna (gli squali alias i politici). Si potrebbe essere tentati di pensare che si vada a trattare temi quali la manovra economica ed il diseguale conseguente sacrificio chiesto agli italiani, l'interesse reale del Governo per leggi come quella sulle intercettazioni, e tanto altro che ci sarebbe da commentare. Anch'io a ben dire sono stato tentato da ricominciare da lì, ma appunto ho detto ricominciare, ossia riprendere una strada già battuta.
Quindi, non è così; le immagini che lo specchio mi ha mostrato hanno tutt'altro scopo e senso.
Recentemente, ho realizzato un mio desiderio: quello di nuotare nel mare, tra la barriera corallina. Dopo vari anni di rinvii, sono riuscito ad andare non solo lungo le sponde , ma proprio dentro e nel profondo del Mar Rosso, quindi, in Egitto e per le precisione a Marsa Alam.
Stupendo. Come me l'aspettavo, non dico più di come me l'aspettavo, ma senza alcun tipo di delusione e questo è già molto.
Scritto ciò, tra chi legge potrebbero esserci alcuni dotati di un profilo, caratteriale, diciamo, un pò snob, e che potrebbero, di conseguenza, dire: " bah! la solita vacanza: Mar Rosso, folla di turisti, Sharm ... ecc., ecc.".
E qui sta l'errore. Non ho intenzione di annoiarvi con un racconto completo del viaggio, ma la volontà è di tentare di riuscire, anche solo un poco, a farvi percepire quello che ho riportato io da questo soggiorno. Riuscire a farvi comprendere che non è stata la solita vacanza di sole, in un mare diverso da quello di casa nostra, ovvero, in un luogo fuori tempo, nel senso di averlo frequentato e vissuto in un periodo in cui a casa nostra piove e freddino, mentre lì tutto parlava di una dolce estate.
Non voglio raccontare il viaggio, ma, in altre parole, voglio scrivere del viaggio. Intendo "il viaggio" nel significato adolescenziale, che ad esso ho sempre attribuito: afferrare e conservare una serie di impressioni, di emozioni.
Viaggio come senso e profondo significato che resta in noi una volta che si è tornati, di quello che è divenuto una nostra parte, del nutrimento che ha dato all'anima .
E' vero, un viaggio del genere in quei luoghi, può essere visto e vissuto, come quanto di più turistico, ci possa essere, nel senso consumistico del termine: villaggio, sensazione di essere in un ambiente protetto, separato dai luoghi visitati, insomma sentirsi piante da serra od animali nella riserva naturale.
Ma, la differenza la facciamo noi; siamo noi che possiamo trasformare questo tipo di visita, nel viaggio inteso come ho descritto poche righe fa e che ci permetta, quindi, di vivere quei luoghi e le sue genti, traendone il senso complessivo, oltre alle singole emozioni.
Allora perchè il titolo "balla coi squali"? Ho preso solo in prestito un famoso titolo di un notissimo film: "balla coi lupi". Ricordo che, dopo aver visto il film, oltre alle varie emozioni, la prima e più grande sensazione che conservai fu quella del "paradiso perduto", dell'uomo che ha visto il limite, la frontiera del mondo che conosciamo, ed al di là della quale esiste un mondo creato da qualcosa che non siamo noi, di più perfetto, o creatosi grazie ad un equilibrio che noi non potremmo mai raggiungere. In ogni caso, un mondo che abbiamo perduto, lasciando che fosse ingoiato da quel mondo che, invece, abbiamo creato con le nostre mani, un mondo meno perfetto e che alla fine non riflette neppure la nostra vera essenza, tanto che soffriamo spesso per la "nostalgia" che proviamo per il paradiso perduto.
Le stessa sensazione l'ho provata vivendo per qualche giorno nel Mar Rosso, ma intendo il Mar Rosso di Marsa Alam: ho sentito la frontiera che avanza e la nostalgia per il paradiso perduto.
C'è una profonda differenza tra il Mar Rosso di Sharm o di Hurgada e quello di Marsa alam, ma c'è ancora differenza tra quello di Marsa Alam e quello di Berenice od ancora più a Sud dell'Egitto.
E' un qualcosa che si percepisce a pelle. Ho nuotato con le tartarughe nella spiaggia di Abu Dabbab, ed ho nuotato con le tartarughe in alcune spiagge più a sud: e lì c'era la differenza. Ad Abu Dabbab, le vedevi, impegnate a vivere e nello stesso tempo, impegnate a smarcarsi dai turisti. La stessa spiaggia, pareva un museo assediato da gruppi di turisti dotati di pinne e boccaglio. Più a sud ho viste le tartarughe pascolare tra i coralli e guardarti, senza muoversi, mentre tu le stavi osservando, e poi ricominciare a mangiare, per poi rimirarti, facendoti sentire presente, ma contingente, legato al momento, e quindi comunque giustamente "straniero". Sentivi, allora, l'esigenza di lasciarle stare, salutarle e ringraziarle per lo spettacolo che ti avevano offerto, per essersi fatte osservare, materialmente per quei pochi istanti, ma spiritualmente, restando presenti ancora oggi che sono tornato, come straniero, nella mia casa. Mi hanno spinto a pregare perchè il "qualcosa" che sta al di là di noi riesca a salvare quello spettacolo.

Naturalmente non solo tartarughe. Ho nuotato anche a pochi metri da un barracuda lungo più di un metro, avendolo visto quando ero già molto vicino, mentre lui, lì fermo, sotto la barca a pochi metri da riva, mimetizzato con lo stesso colore azzurrino dell'acqua, mi aveva visto da tempo. Lì l'ho trovato, lì è rimasto, lui re di quel regno, io invasore temporaneo.
Murene di dimensioni inenarrabili, aquile di mare che parevano davvero volare nell'acqua a velocità da non credere, pesci dalle mille forme e colori.
Poi persino loro ... gli squali, tra cui uno, che ha percorso, per alcuni metri, in parallelo con me, la barriera corallina. Io esploratore, in quel momento diventato oggetto esplorato.
Lì ho sentito la frontiera, ho rivisto il lupo "due calzini" con cui Kevin Costner ballava; lui il lupo, io, nel mio piccolo, lo squalo.
In quei giorni ho fatto amicizia con alcuni ragazzi del posto: guide sub locali, che hanno lavorato in varie villaggi, nei vari luoghi del Mar Rosso; venditori nei bazar, ma nella realtà studenti universitari di luxor, che per guadagnare qualcosa, per un certo tempo vendevano souvenir nei bazar del villaggio.
Grazie a loro, ho capito qualcosa più di quei luoghi, ma soprattutto, ho avuto conferma della mia sensazione: la frontiera si sposta sempre più a sud, i coloni avanzano, sempre meno rispettosi di quel mondo in cui sono temporanei visitatori e sempre stranieri. Mi hanno raccontato di quella che era la barriera più a nord, oggi un pò squalcita, oppure di turisti (specie russi) che arrivano a prendere le tartarughe per alzarle trionfalmente fuor d'acqua.
Salutandoli, lì ho pregati di far quanto più possibile per salvare e conservare quel luogo. Io che, forse esagerando, dico "ho ballato coi squali", ho visto un mondo nato da un perfetto equilibrio, avvertendo che poco basta per alterarlo. Spero, quindi che l'uomo lo conservi, ma in verità ho molto timore che ciò non sia. Ci riesca almeno quello stesso equilibrio che l'ha creato, il Mar Rosso stesso, a cui, sicuramente, per quello che m'ha donato dico grazie: Shukran Marsa Alam.

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