mercoledì 21 ottobre 2009

l'uomo e (è) l'uomo-dio


Gli ultimi post sono stati dedicati alla politica. A dire il vero, la politica offrirebbe ancora motivo di ispirazione. Basti pensare alla vicenda del giudice Mesiano ed al fatto che più soggetti (pochi giorni fa il CSM) hanno parlato di intimidazione, mentre il centro-destra ha affermato che Berlusconi, pur non condividendo a posteriori l'operato, non poteva sapere del servizio poi mandato in onda dal giornalista Brachino su una delle reti Fininvest. Come dire, quando Biagi, su una rete pubblica (non sua) fece affermazioni che Berlusconi bollò come faziose, egli riuscì ad ottenere l'allontanamento del giornalista; oggi che non condivide l'operato di un giornalista su una delle "sue reti" non riesce a sostituirlo. Voto: imprenditore poco potente, o meglio per nulla volente ma molto accondiscendente (non sapeva cosa avrebbe fatto Brachino e dice di non condividere ex post, ma certamente si "com-piace" per il servizio a Mesiano.
Altro argomento: Tremonti ed il posto fisso. Lui dice che vede positivamente il posto di lavoro fisso e giù critiche dai colleghi di governo; alla Marcegaglia gli si rizzano i capelli (per farglieli tornare lisci il Premier gli deve promettere che toglierà l'IRAP). Voto: tattica del polverone, per disquisire su banalità e non fare. Ma se a Tremonti piace il posto di lavoro fisso come cardine per lo sviluppo di una società equilibrata, non dica, ma faccia per crearne, perchè
da fare ce n'è visto il dilagare del precariato.
Peroò, lo specchio oggi ha mostrato altre immagini, perchè di altro vuol parlare.
Quest'estate è morta Fernanda Pivano. Ne hanno parlato molti giornali e, quindi, in quanto meno qualificato, evito io di riparlarne e di ricordarne i meriti. Lo specchio me l'ha mostrata per sviluppare però il tema di questo post, che preannuncio non sarà brve ma vi chiedo di avere pazianza ed arrivare sino alla fine.
Nella mia ignoranza ho vissuto per cica 25 anni senza conoscere chi fosse la Pivano, fino a quando mi fu regalato un libro: autore Edgar Lee Masters, titolo "Antologia di Spoon River", Editore Einaudi. Libro a me sconosciuto e, così, come sempre faccio sempre in questi casi, mi immergo subito nella prefazione. La fortuna è stata che la versione regalatami conteneva proprio la prefazione curata dalla Pivano (anzi accompagnata pure da tre scrtiti di Cesare Pavese). Leggere la prefazione fu come sentire una forza interiore crescente ed impellente che mi spingeva ad iniziare a leggre il libro. Non voglio parlare inq uesto post del libro (ma vi consiglio di leggerlo, anche a chi non si è incuriosito a cui dico si legga questo link
(io non mi accontenterei).
L'aver letto quel libro, fu, poi, per me l'immergermi nel passato. In adolescenza, avevo trovato tra le musicassette di mio padre un LP di Fabrizio de André titolato "La buona novella". Lo ascoltai, conoscendo del famoso contautore, sino ad allora, solo le canzoni più note. risultato: ne restai folgorato. Il motivo sta nel fatto che prim'ancora di conoscere queste canzoni, m'ero appassionato ai vangeli apocrifi, alle eresie medioevali, specie alla vicenda dei catari, quando ancora questi erano temi non erano utilizzati dall'industria cinematogafia americana, nè sfruttati da scrittori immeritatamente osannati (e parlo di Dan Brown e de "Il codice Da Vinci" di cui tornerò a parlare magari in un altro post per spiegare perchè parlo di immeritato successo.
Con quello che sino ad ora ho scritto ho voluto e govlio speigare quello che sembra un gioco di scatole cinesi: da Spoon river, sono tornato al mio passato di adolescente con De Andrè e la buona novella, che a sua volta mi ha riportato indietro nel tempo all'interesse per i vangeli apocifi, le eresie medioevali, che a sua volta mi riporto alla pre adolescenza, allorché si sviluppò in me, quando, dodicenne circa,
presi in prestito un libro il cui titolo è "Cristo di nuovo in croce", autore Nikos Kazantzakis. In questo caso offro stavolta, tre link per un primo approccio.
Questo è il tema del post: la figura di Cristo, figlio di Dio, ma uomo fra gli uomini.
Leggendo questo libro, cominciai a comprendere le vicende narrate nei Vangeli in modo diverso da come mi erano state sempre raccontate. Nel romanzo si narra una storia, che si svolge in un piccolo paese della Grecia, in cui ogni anno nella settimana santa viene ricreata la vicenda della passione di Cristo. Ad ogni abitante viene assegnato un ruolo, ma destino vuole, o meglio, una vicenda reale (un furto), che ogni personaggio vivrà nella relatà il ruolo che avrebbe dovuto interpretare. Così il Cristo, benché innocente, viene accusato d'essere l'autore del furto, il Ponzio Pilato si lava le mani quando deve decidere in merito, al momento in cui gli viene consegnato quest'uomo suo concittadino tradito dal migliore amico, il Giuda della situazione.
Mi piacque il libro, perchè l'autore era riuscito a comunicarmi il messaggio, Cristo pur essendo figlio di Dio, visse sentendosi uomo, dovendosi confrontare con il dubbio nelle difficoltà, compreso quello di sentire d'essere figlio di Dio, ma essere certo,
al momento, solo di essere un uomo: quindi identico a noi nel sentire. Un concetto questo, che l'autore ribadì e rafforzo in un altro suo libro che fu reso famoso, pochi anni dopo da questa prima lettura. Sto parlando de "L'ultima Tentazione", portato alla ribalta dall'uscita dell'omonimo film tanto attaccato da chi non ha di certo capito il messaggio del libro da cui è tratto. Il libro, lo dico subito, è molto più bello del film. Narra la vicenda terrena di Cristo, ma la sua bellezza si svela tutta quando Cristo in Croce, prima del trapasso, pronuncia la famosa frase "ELi, Eli ..." tradotta nel Vangelo di Matteo, "Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato ?". Nel libro, Cristo, dopo aver pronunciato questa frase, perde coscenza per un attimo e quando si ripreende e riapre gli occhi, non vede di essere su una croce, ma su un albero gigantesco, tutto in fiore. Proprio, nel momento in cui cerca di ricordarsi perchè si trova lì, gli si avvicina quello che lui crede essere un angelo. Alla domanda "chi sei?" l'essere gli risponde "io sono come te" e continua dicendo che è Dio che l'ha mandato per addolcire le sue labbra dopo la tanta amarezza che gli uomini gli hanno fatto bere. Ed è qui che inizia la tentazione. Quello che pare un angelo è il demonio che dice a Cristo ch'egli si è sbagliato sul volere di Dio, che non è quello di vederlo morire in croce realmente, ma solo di farlo crocifiggere in sogno, così che tutta la passione è stata un sogno. Quindi gli rivela che Dio vuole che egli viva una vita piena. Così che il demonio lo porta via dalla Croce e lo conduce dove si celebrerà un matrimonio. Quando Cristo gli chiede chi si sta per sposare, il demonio gli risponde che lui si sta per sposare. Accade che Cristo vede arrivare Maria Maddalena con cui giace, ma quando lei verrrà uccisa, il demonio gli farà incontrare Marta e Maria di Madgala e Cristo si unirà a Maria. Inizia così la vita familiare di Cristo, che avrà da Lei alcuni figli . Ma un giorno alla porta di Casa arriva Saulo per raccontare la buona novella del Critsto morto e risorto, e la vuol raccontare proprio a Cristo che non vuol credere e dice a Saulo che si sta sbagliando perchè lui, Cristo, è lì vivo davanti a Saulo. Cristo si ritrova poi vecchio, nel cortile della sua casa, ad osservare i figli ormai cresciuti. Proprio quando vedendo quseta scena, si sente sereno e parla con la sua amata Maria, accanto a cui è invecchiato, avverte giungere delle grida "Gerusalemme è in fiamme". Entrano nel cortile degli uomini annunciati come i "suoi vecchi compagni". Cristo non capisce dapprima, poi li riconosce, benchè invecchiati, informi, anneriti dal fumo: sono i suoi discepoli. Cristo parla con Pietro che, alla fine, lo accusa di essere un vigliacco e traditore e di averli ingannati perchè alla fine lui, il Cristo, non si è fatto crocifiggere come aveva preannunciato. Ma proprio mentre angosciato, sente risuonare nelle orecchie le parole vigliacco e traditore, si guarda attorno e non c'è più il cortile, la casa e tuttol il resto, ma solo la folla sotto alla croce, ove egli si trova. Raccoglie le forze e prova a gridare l'altra famosa frase "Tutto è compiuto", senza riuscirci. E ' in quel momento che si ricorda di dove si trova e sente una gioia selvaggia, perchè non ha tradito, Lui è lì inchiodato alla croca, ha mantenuto la sua parola ed ha resistito alla tentazione alla visione mostratagli dal demonio. I suoi discepoli li vede e li pensa già nel mondo ad annunciare la buona novella ed è allora che riesce a gridare "Tutto è compiuto".
Lo so sono stato prolisso. Serviva, però, a concludere il post facendone comprendere, spero, il significato. Un libro attaccato perchè non capito. Se Cristo fosse stato certo di essere figlio di Dio, quale sarebbe stato il suo merito nel sacrificarsi ? Sarebbe stato sicuro in tal modo dell'esito del suo sacrificio. Come noi, in quanto fattosi uomo, ha in sè il dubbio, ma il sacrificio riesce a compierlo, solo allo stesso modo in cui possiamo noi riuscirci dando al nostro prossimo e sacrificandoci, superando il timore e la paura di perdere il nostro io, solo perchè vediamo un obiettivo più grande di noi stessi.
Insomma, sono questi libri che mi hanno fatto sentire vicino Cristo, perchè uomo ancor prima di essere figlio di Dio.
Come scrive Kazantzakis in prefazione del suo libro: "in ogni uomo si combatte la lotta fra Dio e l'uomo stesso". e continua "Cristo ... è passato attraverso tutte le prove dell'uomo che lotta ... . Tutto ciò che Cristo aveva di profondamente umano ci aiuta a capirlo ... a seguire la sua passione come se fosse la nostra".
Aggiungo io che quello che mi ha fatto amare questo libro è il fatto che il Cristo che vi è rappresentato ha un qualcosa di laico, l'aver resistito alla tentazione della visione di una vita serena, pacifica e felice, prendendosi in carico un impegno più grande, mantenedo una promessa fatta ai suoi compagni ed a tutti noi.
Questo non poteva non piacere ad un adolescente, che oggi è un uomo, facendogli credere e pensare che non sono le scelte comode che ci fanno diventare grandi, che non si vive chiudendo gli occhi e vivendo nella paura, ma si è uomini e, quindi uomo-dio, solo lottando fortemente per quelli che riteniamo essere i valori della nostra vita e gli impegni che prendiamo verso di essa. Uno di questi è legato alla frase che mi ripeteva spesso mio padre "non fare agli altri ciò che non vuoi che gli altri facciano a te". Il resto è conseguenza di quello che è il dovere di un uomo: combattere molto, soffrire molto ma sperare molto, perchè ciò tutto quello che può essere vinto è già stato vinto.

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