giovedì 23 giugno 2011

Dopo l'acme referendario ...



Ormai sono passati anche i referendum ed pure io ho partecipato, con una battuta, postata in rete, per celebrare la valanga dei "sì" referendari: Berlusconi con le sue dichiarazioni negli ultimi giorni prima del voto "domenica vado al mare" ha, forse, convinto anche gli indecisi che era meglio andare a votare; così quasi 27 milioni ci sono andati e circa il 95% ha detto 4 volte sì, rapidamente, tempo di mettere una crocetta; molte sicuramente anche le donne, ma credo che stavolta a Berlusconi non sia piaciuto molto aver fatto dire "sì" per ben 4 volte a circa 15 milioni di donne in così pochi secondi ... altro che bunga bunga!.
Guarda caso, poi, proprio lui, davanti a Netanyahu, ha proprio, di nuovo, ironizzato sulla questione del bunga bunga ... ed il Premier Israeliano ha tolto le cuffie per la traduzione, già alle prime parole, avendo capito il tono, per lui poco "auto" ironico (altra figura internazionale!)
Premesso ciò, va detto che come accade per esperienza comune nel quotidiano, dopo "l'acme" (referendario o meno) c'è sempre la fase post ludica e bisogna affrontare la realtà.
Chi ci riporta a terra? il Ministro Tremonti, sostenuto dai leghisti, da questi ritenuto l'alternativa seria per la leadership del centro destra.
Risulta, ormai, quasi mitizzato il suo ruolo di traghettatore del Paese al di là della palude della crisi internazionale. Sinceramente credo che se l'Italia ha scampato il peggio della crisi il merito sia degli italiani e della rete sociale (famiglie) che ancora ammortizza i momenti critici del Paese.
Comunque il Ministro ci riporta alla realtà, perchè in questi giorni ha parlato di riforma fiscale e da quel momento si è aperto il dibattito politico in tema.
Ma quali sono le sue idee ? tre aliquote Irpef, cinque imposte in tutto, il probabile aumento dell'aliquota massima dell'IVA, menù guarnito e condito con le solite banalizzazioni: meno aerei blu e piu' Alitalia, gli incarichi pubblici, che devono essere remunerati sulla base della media europea, dare assistenza a chi deve essere veramente assistito e togliere le agevolazioni a quelli che hanno i gipponi (fatta pure la rima) e ci mancherebbe volesse fare il contrario.
A parte il remake delle solite banalizzazioni, luoghi comuni e spot demagogici, perlatro già proposti da alti Ministri più terra, terra (Brunetta aveva parlato delle auto blu, invece che degli aerei, ma si sa per ragioni evidenti Brunetta sitiene più basso), resta la questione di capire cosa veramente ci aspetta.
Siamo in un momento in cui la Lega fa litigarella al suo interno (leggi scontro Bossi e Maroni) e nel contempo Bossi fa finta di ammonire Berlusconi, tanto per tenere buono il suo "popolo", che vuol la secessione (ma mi sa che è il Governo e l'alleanza Lega PDL ad essere sempre più se .. cessi): infatti assistiamo alla richiesta dei Ministeri al nord (poi si parla solo dei distaccamenti, di qualche ufficietto ed infine non se ne parlerà più) e dice Bossi "La testa deve essere a Milano e Torino, le gambe le possiamo lasciare a Roma" e così il sindaco di Roma Alemanno ed il Presidente della Regione Lazio Polverini raccolgono subito le firme contro la proposta (grande messaggio di unione nell'alleanza di governo)
La lega avverte, poi: niente eliminazione di Province, ma rafforzamento delle Autonomie Locali e dei Comuni ed aggiunge, a beneficio degli artigiani e dei piccoli imprenditori del nord, chiudendo con un attacco ad Equitalia divenuta la vessatrice e non la società che deve riscuotere imposte e tasse, in precedenza non versate.
La somma di tutto è poi contenuta in due parole. Riforma fiscale.
Ma cosa c'è dietro queste parole ? Tremonti sostiene che la riduzione degli scaglioni sia il miglior investimento per ridurre l'evasione fiscale ("Credo siano giuste tre aliquote Irpef, le più basse possibili", dice, perché la base imponibile "deve essere la più larga, senza i regimi di favore, e le aliquote le più basse possibili sono il miglior investimento per ridurre l'evasione fiscale"); in altri termini pare ci voglia far pensare che creda che tanto possa bastare per ridurre l'evasione ... infatti è notissimo il fatto che le società di capitali che pagano l'Ires sulla base di un'unica aliquota (32%) sono immuni dall'evasione fiscale ... ma ci faccia il piacere.
Intanto, fermiamoci qui. Già in un precedente post ho cercato di spiegare che l'Irpef nasce come imposta progressiva, ma nel tempo sono stati ridotti gli scaglioni e quindi le aliquote. Ridurre le aliquote significa diminuire il carattere progressivo ed avvicinare l'irpef ad un 'imposta proporzionale, ovvero chi ha più non pagare progressivamente per tanto più ha rispetto a chi meno ha, ma chi ha più paga in percentuale sempre più quanto paga chi ha meno: Un esempio se possiedo 100 e gli scaglioni sono 4 (il primo fino a 20 è 15%, il secondo fino a 50 il 23% fino a 75 il 35% e oltre 75 aliquota del 42%) pagherò € 29,15 di irpef e l'aliquota media sarà 29,15/100 ovvero il 29,15%. Con le stesse aliquote chi ha 50 paga € 9,9 e l'aliquota media sarà 9,9/50 cioè 19,8%, cioè chi ha meno, ovvero la metà del reddito dell'altro paga più della metà. Ma se addirittura le aliquote fossero tre e togliessimo quella oltre 75 e quindi l'ultimo scaglione è oltre 50, chi ha 100 pagherà € 28,9% ovvero meno di prima e chi ha 50 paga invece come prima, ma ancor meno la metà di quanto paga chi ha il reddito doppio.
Naturalmente i risultati numericamente cambierebbero con una struttura delle aliquote diversa, ma l'effetto resterebbe lo stesso. In ciò va considerato che già la struttura delle aliquote come è oggi penalizza una certa fascia di contribuenti che si collocano in una fascia reddituale "media":




























- da 0 a 15.000 € aliquota 23% del reddito

- da € 15.000 a € 28.000 € 3.450 + 27% sulla parte eccedente € 15.000

- da € 28.000 a € 55.000 € 6.960 + 38% sulla parte eccedente € 28.000

- da € 55.000 a € 75.000 € 17.220 + 41 % sulla parte eccedente € 55.000

- oltre € 75.000 € 25.420 + 43% sulla parte eccedente € 75.000

Si vede come chi ha un reddito lordo superiore a € 28.000 ma inferiore a € 55.000 (la gran parte dei lavoratori dipendenti è in questa fascia) ha un aliquota marginale del 38% che è inferiore solo del 3% di quella cui è soggetto chi ha fino a € 75.000 di reddito lordo e solo il 5% in meno di chi ha un reddito superiore a € 75.000 tendente all'infinito ... pensate l'effetto aliquota media.
Ridurre gli scaglioni, quindi non migliorerà la situazione, ma potrebbe di molto peggiorarla per questa "classi medie", a seconda della struttura degli scaglioni e delle aliquote adottate.
Possibili correttivi possono venire dalle detrazioni, agevolazioni che si vorranno adottare (carichi di famiglia, etc. etc., ma per il momento il ministro ha puntato il dito contro le troppe agevolazioni indicando la necessità di una riduzione mirata delle agevolazioni e mi sa che non le toglierà solo a quelli che hanno i gipponi.
Altro capitolo: le cinque tasse. ormai il problema è chiaro non sono la tasse a livello nazionale che ormai sono numericamente limitate, ma la questione sono quelle locali. Vedi le novità delle addizionali che le Province possono deliberare e da umentare quanto a tassa di immatriciolazione dei veicoli e dell'imposta sui premi delle assicurazioni RCA: anche la pandina diventerà con questi costi un auto di lusso.
Altra questione: l'aumento dell'Iva. Se così avvenisse, a parte l'effetto depressivo sui consumi (dato il conseguente aumento dei prezzi in un momento di crisi e di bassi redditi reali) la questione è ancora peggiore se si considera il fenomeno disoccupazione.
Infatti se l'IVa aumentasse per compensare una diminuzione che so dell'Irpef, accadrebbe che i disoccupati, che non hanno reddito non beneficerebbero del calo dell'irpef ma sconterebbero in eguale misura di un riccone l'aumento dell'iva quando acquisteranno lo stesso bene del riccone. E non si dica che l'aliquota iva che aumenterà sarà quella cui sono soggetti solo alcuni beni magari di lusso, perchè l'effetto sarà scarso 8il bene di lusso lo acquistano in pochi) e per compensare cali di altre imposte servono entrate in misura equivalente al calo.
Come dice Tremonti; le tasse non si possono diminuire, si possono diminuire in alcuni, casi e per alcune fattispecie, ma dovranno aumentare per compensarle in altri casi e fattispecie. Tradotto se ci sarà qualcuno che pagherà di meno, qualcun altro pagherà di più!
Tasseremo più le rendite finanziarie ?
Ditelo in silenzio, guai a parlare di rendite finanziarie e men che meno di patrimoniale. subito vi diranno che volete tassare la prima casa (che ormai in Italia quasi non è più tassata (nè a livello di irpef, ne relative addizionali, nè con l'ci) o volete far pagare le famiglie che hanno i bot.
Per prima cosa diciamo che, oggi, vi sono speculazioni finanziarie che scontano meno imposizione dei bot e che non producono ricchezza, perchè chi ha capitali e specula a livello finanziario, non li investe in imprese che potrebbero dare lavoro e diffondere ricchezza, ma la ricchezza se la tiene per se, in gran parte esentasse.
Aggiungiamo poi che ormai le famiglie non hanno più neppure i bot, se è vero come è vero che il risparmio delle famiglie è crollato negli ultimi vent'anni del 60% (circa 4.000 euro nel 1990, 1.700 euro nel 2010) e, quindi, sempre meno sono le famiglie che hanno fondi per acquistare anche un solo bot.
Dal 1990 ad oggi il risparmio complessivo delle famiglie italiane si é ridotto di circa 20 miliardi di euro. Se all'inizio del periodo per ogni 100 euro di reddito se ne risparmiavano 23, oggi le famiglie riescono a metterne da parte meno di dieci.
E se poi non si tassano le rendite finanziarie per paura di tassare i bot, si può decidere di esentarli dalla tassazioni, tanto con quel tasso di interesse che danno, le minori entrate sono recuperabili alla grande tassando le vere speculazioni finanziarie.
Andando così vanti, non reggerà più neppure il meccanismo familiare "i padri risparmiando, finanziavano i figli precari" ... veramente i precari saranno la parte peggiore dell'Italia, ma non nel senso inteso da Brunetta, ma perchè rappresenteranno il fallimento di una politica, che privilegia altro e non i giovani, il lavoro, la produzione reale e la coesione sociale ... non sarà secessione come vorrebbero molti leghisti, ma una profonda divisione tra i pochi che hanno molto ed i molti che hanno poco.

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