domenica 13 ottobre 2013

Uno stesso destino ci unisce


Oggi è morto Erich Priebke all'età di 100 anni.
Per i pochi che non sapessero chi sia, Priebke è, o meglio è stato un Ufficiale delle SS, di stanza a Roma, e conosciuto per essere il Boia delle Fosse Ardeatine.
Per chi poi non sapesse cosa siano le Fosse Ardeatine, ricordo solo che è così conosciuta una delle più atroci stragi di civili della seconda guerra mondiale, in Italia, in cui, il 24 marzo 1944, furono uccisi 335 persone, solo per rappresaglia dei tedeschi, per un attentato in cui restarono uccisi 33 militari tedeschi.
Questi poveri 335 innocenti furono uccisi a sangue freddo e occultati nelle cave di Pozzolana in cui furono trasportati, fucilati e seppelliti.
Resta certo che non fu Priebke ad organizzare ed eseguire la rappresaglia voluta direttamente da Hitler, ma fu Herbert Kappler. Ma è altrettento vero che come Priebke, anche Kappler non ha scontato, di fatto, nessuna conseguenza per un atto tanto disonorevole ed efferato. Vero è che, come Priebke morto oggi come un uomo libero qualunque, anche Kappler, riuscì di fatto a salvarsi da ogni condanna e addirittura morì da uomo libero in Germania, dopo esser riuscito ad evadere, ironia della sorte proprio da Roma,  dall'Ospedale Celio. Morì infatti a 71 anni in Germania a Luneburgo.
Questa premessa non è fine a se stessa, ma spiega anche la finalità di questo post. Sia Kappler, che Priebke hanno avuto una vita, direi, alquanto lunga e, nonostante ciò, sono riusciti a vivere con se stessi, malgrado la stessa loro vita; proprio questo dimostra l'inumanità della persona. Chiunque, con una minima scorta di umanità, non avrebbe potuto vivere così a lungo, non avrebbe potuto sopportare di vivere con se stesso, dopo aver compiuto un atto del genere, anche se solo come conseguenza del dover obbedire ad un ordine.
Ebbene, proprio oggi, si è riparlato del testamento spirituale di Priebke, di quanto egli ha affermato nell'intervista, rilasciato quando compì i 100 anni e che solo oggi alla sua morte è stata resa nota.
In pratica, disse di non rinnegare il proprio passato ... e ci mancava dicesse che ne andava pure fiero ?!
Per incorniciare bene il quadro, disse pure che l'olocausto è stata una manipolazione delle coscienze e che le camere a gas le hanno costruite gli Americani alla fine della guerra ... veramente manipolazione del passato la sua.
Alla domanda se si sentisse ancora  nazista, rispose che la fedeltà al proprio passato è qualcosa che ha a che fare con le proprie convinzioni, si tratta del modo di vedere il mondo, i propri ideali e di qualcosa che ha a che fare con l'amor proprio e l'onore.
Insomma con queste parola ha dimostrato di aver vissuto a lungo e di aver, però, vissuto inutilmente, perché non ha capito molto o nulla della vita. Un qualunque uomo che avesse commesso ciò che ha commesso Priebke, fosse anche per obbedire a degli ordini, oggi non parlerebbe di fedeltà a quel passato, di convinzioni, di ideali, ma si rammaricherebbe di averlo dovuto fare, magari per debolezza, soccombenza ai superiori ed al contesto. Non parlerebbe di onore ... ma Priebke, parlando, come ha detto, di "amor proprio" ha dimostrato la propria visione egoistica, aliena agli altri ed a tutto quello che è umano ed a tutto quello che è vita. 
Ecco queste parole offendono molti, sicuramente tutti quelli che hanno avuto uno zio, un nonno, partigiano come li avuti io. Io che ho avuto un nonno che mi ha raccontato, non delle camere a gas, ma degli uomini come Priebke della loro crudeltà, del fatto che lo misero al muro, prelevandolo da casa, solo perché dovevano uccidere alcuni uomini per vendetta; un nonno che mi ha raccontato di essersi salvato, solo perchè quando arrivò in quel luogo dove avevano fucilato altri uomini, lì stesi a terra, lo misero al muro, ma mentre tutto era pronto, si fermarono perchè si accorsero di essere già al numero stabilito di morti. Così lo presero, lo tennero con altri in un casolare per due giorni, lo riempirono di botte e lo rispedirono dalla propria moglie e figli, gonfio e pesto, ma, fortunatamente, vivo.
Questo mi è bastato sentire, non mi sono serviti racconti sulle camere a gas, per trovare quella coscienza che Priebke vorrebbe non avessimo, mentre sostiene che ci hanno lavato il cervello nelle scuole con certi racconti.
Lascio che che commemorino, i senza cervello dei nostri giorni, che vedono con nostalgia alle vicende che rievoca Priebke, a quelli che il cervello se lo sono lavato da soli e che credono che quest'uomo abbia un onore. Lascio che lo credano ma non ce lo dicano, che non ci offendano. Lasciamoli credere, ma poniamo attenzione a che non vogliano reiterare quelle vicende, che non le vogliano riportare alla luce del mondo. Facciamo che restino seppellite nella profondità della terra, dove finirà pure Priebke e che come lui nn rivedano mai la luce del sole.
Di oggi sono poi, le polemiche sui funerali e del non volere seppellire Priebke a Roma.
Io, invece, lo seppellirei proprio a Roma, accanto alla lapide posta in ricordo delle Fosse ardeatine. Ce lo seppellirei, perchè quel corpo possa sentire la pesantezza di quella terra che lo sovrasterà in eterno, perché, ne possa sentire in eterno il sapore amaro di quel sangue che egli ha versato.
Lo seppellirei lì, così che i nostalgici senza cervello che vorranno "onorarlo" e visiteranno la sua tomba, saranno costretti a vedere la lapide ai martiri, morti alle Ardeatine e saranno costretti a ripensare a quella "onorevole" azione del loro stimato nazista.
Lo seppellirei, lì, perchè possa quel corpo scontare in eterno, quella pena che non ha subito in vita, sentendosi prigioniero sotto quella stessa terra in cui ha fatto sprofondare le vite di tante persone innocenti e dei loro cari.
Al resto, per chi crede, penserà Dio, che terrà conto dei suoi atti, del suo pensiero e anche dell'ultimo pensiero rappresentato nel suo testamento: quello di non pentirsi, nè semplicemente rammaricarsi.
Per chi non crede, basterà il pensare che c'è un destino comune che ci unisce e che unirà, anche stavolta, la vittima e il carnefice: quello della morte ... ma tra gli uomini, resta però, sempre, una differenza: quello che si è dato in vita, e che nessuno può cancellare.
In questo senso, resta la memoria, in chi sopravviverà alla morte di ognuno di noi.
Così è anche nel caso di Priebke, resta la memoria di un uomo senza onore, senza l'umanità del pentimento o del rammarico; resta tutto questo di quest'uomo, una vita degna di essere sotterrata, degna di sprofondare nell'abisso della terra;
resta all'opposto, la memoria di quelle vittime, degna di essere innalzata nel più alto livello del cielo, perchè simbolo, paradossalmente, della vita, in quanto la libertà è vita e quelle vittime sono e resteranno il simbolo della libertà di un popolo, che riuscì a sconfiggere l'oppressione di esseri inumani ... un popolo, quello italiano che sarebbe ora si ritrovasse, per quello che è stato in quei giorni.

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