domenica 26 luglio 2009

Cerco un uomo




Avevo, come al solito, già pronti tutti altri post, ma ormai lo sapete è lo specchio che decide. Quando, infatti, pensavo di pubblicare tutt'altro, ho guardato nello specchio e non so dirvi se egli ha deciso di "rivelare ... ciò che..." alcuni "..."desiderano vedere" o se come spesso capita ha deciso "... spontaneamente" di "mostrare delle immagini ... più strane e utili di quelle che noi stessi desideriamo vedere".
Fatto è che nel guardarvi ho visto quello che sembrava un uomo. Un uomo con la lanterna in mano e ciò mi ha fatto ricordare il racconto che mi era stato fatto sin dalla scuola elementare di quel buffo signor filosofo, che rispondeva al nome di Diogene. Ho ricordato il senso di quella storia, di quell'uomo che, a chi gli domandava perchè girasse con una lanterna accesa in mano, rispondeva "cerco un uomo".
Oggi, come allora, sembra così facile (e non è) cercare e trovare un uomo nelle vie che frequentiamo e percorriamo nel quotidiano. Ma la domanda che lo specchio ha generato nella mia mente è stata: "ma l'uomo che cercava Diogene ai suoi tempi, è lo stesso che cerchiamo noi oggi ?" Così un'altra frase mi è tornata in mente, questa volta attribuita ad Aristotele "Ormai, tutto quello che c'era da inventare lo abbiamo inventato" (IV secolo avanti Cristo).
Il nesso ? una frase che potrebbe far sorridere, se pensiamo a quanto di nuovo da allora nel corso dei secoli l'uomo ha visto, rispetto a quanto lui stesso ha inventato.
Ma il nesso è quella grande verità che è contenuta in questa frase: da allora ad oggi, malgrado tutte le "apparenti" invenzioni dell'uomo, resta sempre e solo lui, l'uomo.
In pratica, restano i medesimi sogni, speranze e paure, resta sempre il mistero presente dentro e fuori l'uomo. E come diceva ancora Aristotele, in effetti "l'uomo è la somma dei suoi desideri".
Spero, ma ne son anche quasi certo, che lo specchio in futuro mi mostrerà immagini per farmi parlare di molti, o forse di tutti, questi desideri, ma oggi mi ha mostrato l'uomo nella sua somma, o meglio quanto "soma" che per gli antichi greci significava corpo quale realtà oggettiva e quanto anima. A dire il vero già qui si potrebbe dire molto perchè parlare di anima vuol dire parlare di animus ovvero un sinonimo, agli albori del latino, di spiritus, parola in cui sono confluiti i termini greci di pneùma (inspirazione cioè momento di espansione della respirazione) e psychè (espirazione come contrazione della respirazione). Non a caso da animus (sinonimo del latino promordiale di spiritus) deriva la parola animale (essere che respira che si muove).
E allora l'uomo cos'è ? l'animale spiritus (che respira) fatto, quindi, di corpo, ma anche di qualcosa che lo differenzia dagli altri esseri che respirano (gli altri animali). La classica domanda a cui molti hanno risposto in modi diversi, fino a che ai giorni nostri la Chiesa ha voluto riconoscere anche agli "altri" animali un pò di trascendenza, indicando l'esistenza di un loro paradiso.
Cosa voleva lo specchio? che parlassi del'uomo e della sua identità/differenza rispetto agli "altri" animali?
Nel riguardarlo ho visto il nostro mondo, come lo conosciamo oggi e poi d'improvviso, il modo così come lo conoscevano gli antichi greci, romani, ma ancora più nell'antichità persino gli affascinanti Egizi. Ma nello specchio restava sempre un'immagine l'uomo: quello di oggi, come quello di ieri, mentre era intento a cercar di capire la realtà da affrontare e le scelte da fare. Così ho compreso la vera immagine dello specchio: il bene ed il male.
Parleremo in futuro dei desideri, la cui somma fa l'uomo, ma sicuramente il punto da cui partire è l'uomo, l'essere che, ogni giorno deve scegliere, cercando di decidere quale sia bene e quale sia male. Ma ancora più, l'essere, che oggi bombardato di notizie e resoconti di fatti, vede i suoi simili fare (con o senza pensare) ed è così chiamato a giudicare se gli altri scelgono ed agiscono in un modo che è bene o che è male.
Lasciando Aristotele, per passare a Socrate, come egli di sè diceva, anche noi sentiamo una voce parlarci e che ci "dissuade dal fare ciò che stiamo per fare ...".
Il pensiero umano già a quei tempi entra in "krisis" perchè giunge al momento del giudizio della scelta. E sempre i greci di scelte ce ne hanno forniti diversi esempi, il più famoso quello di Paride chiamato a decidere fra tre Dee.
Per non essere tacciato di scrsa modernità, il mio pensiero passa ai filosofi greci ai giorni nostri nel pensare al tema della scelta ed alla sua "giustezza" e mi sovviene Kundera ed il concetto di leggerezza contrapposto a quello di pesantezza. Se l'uomo sente il dovere di perseguire un destino diviene pesante in ogni sua scelta, ma se l'uomo si convince che non avrà mai la possibilità di verificare la giustezza o meno di ogni sua scelta vivrà nella leggerezza (magari insostenibile, ma leggerezza).
Ho usato il termine per-seguire proprio perchè, nel dover scegliere, ognuno di noi cerca un metodo, parola appunto che richiama alla mene Hodòs, ovvero via che porta al di là della metà.
Può venirci allora in mente il concetto di "sliding doors" nel senso di biforcazione della strada e di scelta che genera una conseguenza di un tipo e scelta dell'opposto che ne genera un'altra (ma addirittura in greco di parlava di trìodos cioè trivio simboleggiato dalla Y).
Tutto questo per dire cosa ? Per dire che oggi si fanno molte cose e molte vengono decise da noi, Ma spesso, in diversi casi, pensiamo di decidere noi, ma non ci accorgiamo che le scelte ci vengono, per così dire, "imposte" da quello che vediamo, sentiamo, da modelli che altri ci propongono e che noi accettiamo senza interrogarci se, davvero, rispondano al nostro modo di essere al nostro tipo di "respiro (spiritus)".
Poche volte comprendiamo che il compito che la vita ci assegna quotidianamneto, non è scegliere, ma trovare noi stessi (quante volte sentiamo nostri amici dirci che stanno cercando di ritrovare sè stessi).
Come ho scritto nel mio profilo di facebook (2° citazione): "Ciò che è importante, non è trovare la strada per non perdersi nel bosco della vita, ma scegliere e seguire la via che ci pare meno battuta; solo in questo modo continueremo ad essere unici e noi stessi e non uno dei tanti altri che spesso incontriamo, smarriti, nella vita".
Siamo venuti al tema iniziale "cerco un uomo", noi tutti siamo Diogene, alla ricerca di quell'uomo che siamo noi, ricerca senza della quale non possiamo scegliere, neppure in maniera leggera, perchè npn riusciremmo neppure a vedere quella strada che stiamo imboccando nel fare una data scelta (figurarsi accorgersi di trovarsi nel trivio degli antichi greci).
Non si tratta di scegliere per paura di dover rendere conto agli altri, nè di temere il giudizio di chi detiene la "verità". A tal proposito pensate che nell'Antico Egitto verità era "Ma'at" che altro non era che una divinità con in testa una piuma di struzzo, che ella poneva su un piatto della bilancia, mentre sull'altro vi era il cuore del defunto, il quale dinnanzi a 42 giudici doveva rispondere alla domada che ognuno di essi gli poneva rispetto ad un capo di accusa (insomma 42 capi di accusa). Ci consoli pensare di non dover avere un cuore più leggero di una piuma di struzzo, così anche chi di noi crede nel giudizio dopo la morte, si convinca che per poter scegliere bene la prima cosa è (ri)trovare sè stessi, (ri)trovare quell'uomo, che seppure nel corso dei millenni molto ha visto, resta sempre quell'uomo che anche Aristotele conosceva, la somma dei suoi desideri; ma di questi lo specchio mi parlerà nel prosieguo.

1 commento:

  1. Ciao. Post intenso e carico di spunti di riflessione. Leggi e rileggi, ragiona e rifletti sono giunta alla conclusione che non cerco nessun uomo, ne me stessa e giunta alla mia età (nel mezzo del cammin di nostra vita) ho scoperto che vivere alla giornata è molto più edificante!

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