martedì 8 dicembre 2009

Presepio, albero di natale e luci da esterno



Non ho scritto post da alcuni giorni, o meglio non li ho pubblicati.
Sì, perchè lo specchio ha continuato a mostrarmi immagini, anzi, a dire il vero, ha incrementato la produzione. Ho, quindi, altri post che pubblicherò nei prossimi giorni, prima che perdano in attualità, ma oggi ha la precedenza questo, data la giornata in cui lo specchio mi ha invitato a scriverlo. Oggi, l'Immacolata concezione per il sacro, la giornata degli addobbi natalizi per il profano.
Così io, che ho il senso del sacro, ma riesco puntualmente a profanarlo, ho santificato l'odierna giornata con la realizzazione degli addobbi, profanandone la sacralità, visti i bestem...oni cacciati fuori.
Primo passo: lo spolvero degli scatoloni in garage. Sì, perchè in un anno di polvere se ne accumula, ma in pari misura, in questo giorno, se ne va nel mentre si ricercano gli scatoloni giusti: tiralo giù, rimettilo su, no ancora giù, poi su ... e così mezzi intossicati ed impolverati ci si avvia in casa, dove ci aspetta la sorpresa:
"Ero sicuro che quella prolunga l'avevamo messa lì ed invece dov'è ?"
e
"quella presa non c'è !?!"
"Ah sì, l'avevo presa io", dice mia moglie. "per l'aspiravolvere".
Esclamo io "ma sull'aspirapolvere non c'è !?"
ribatte mia moglie "e che ne so io dov'è!"
il tutto come se le spine vivessero di vità propria e se ne andassero in giro fino al Natale, cui giungono naturalmente in ritardo: Eh sì, perchè quella spina
ricompare d'incanto, ma solo il giorno dopo l'Epifania, dentro lo scaffale delle pentole (in cui s'era infilata certamente per errore, ubriaca dopo il veglione di fine anno).

Terminata l'incavolatura da ricerca materiali, operazione risultata più complessa della ricerca di dispersi post slavina, si comincia l'allestimento.
Comincio dal presepio. Dopo anni di abbandono, quest'anno casa nuova, vita nuova. Trovato lo spazio per realizzarlo, riprendo la tradizione, ovvero la scatola, dove ci sono le statuine.
Mi prende subito un moto d'ira, come accade, sovente, alle donne che incontrano un'amica dopo vari anni: rivedo i pastori, gli arrotini, il pescatore, etc. etc. gli stessi di quando ero bambino. Li osservo e non sono invecchiati di una virgola.
Mi chiedo "lasciamo perdere gli angeli, ma loro, con la vita che fanno, al freddo, mangiando poco, come possono rimanere sempre uguali, mentre, io, guardandomi allo specchio, ho più rughe e
nuovi solchi che un campo arato in ottobre".
Terminato con quest'irrazionale pensiero e scoperto che il tempo passa, mi calmo vedendo mia figlia. Sì, prima volta che faccio il presepio con lei. Lo spot del mulino bianco mi mostrerebbe sorridente, intento ad osservare mia figlia che piazza le statuine, aiutandola di quanto in quanto. Invece, passo due ore a spiegargli l'evoluzione pittorica e lo sviluppo della prospettiva nell'epoca rinascimentale per convincerla a piazzare le statue in armonia tra loro e con la stampa che fa da sfondo. Le spiego, poi, che se è vero che la gran parte delle statue guardano verso la capanna, non possono guardare verso noi che osserviamo il presepio; ma scopre che non mento solo dopo che arrivata a piazzare tutte le statue sta per mettere la capanna e si trova inguaiata perchè il personaggio principale risulterebbe, diciamo, un pò fuori campo, nell'inquadratura d'assieme. Quindi si ricomincia daccapo, ma alla fine il presepio grida "presente". Naturalmente, ho raccontato solo la parte finale dell'impresa, perchè prima: compra o trova il muschio, piazza le lucine, nascondi il filo tra il muschio ed allora copri lì, ma si scopre là, ricopri là, si scopre costì, si vede più in qua, no di là ... ma alla fine lascio stare, senno insieme all'angelo qualche preghiera in cielo faccio volare.
Insomma, finito il presepio, riprendo fiato, lo guardo e sento ... sbam !!! ... casa nuova, presepio nuovo, calcoli sbagliati: prima non c'erano i gatti, oggi sì. Anche loro, come mia figlia, prima volta che disfano il presepio. Così il presepio è itinerante e mutevole, non di giorno in giorno, ma di ora in ora, con tanto di guadagno in termini di fantasia e novità.

Passiamo all'albero. Primo addobbo le luci. Come ogni anno riprendo i fili delle luci e, come ogni anno, scopro che la metà non funzionano più. Anzi, provo le luci e funzionano, ma il destino avverso si maschera e si confonde con la buona sorte. Così, mentre sono lieto perchè dei tre fili tutti funzionano, studio come metterli e li metto per addobbare l'albero e, una volta finito, infilo le prese nella ciabatta e dei tre fili ne funziona solo uno.
E' ormai provato dalla scienza moderna, che le lampadine subiscono un cedimento emotivo che si trasforma nel deperimento fisico, solo una volta che le si è collocate sull'albero.
Una corrente del pensiero scientifico attribuisce l'evento alla debolezza emotiva delle lampadine, che eccitate per l'entrata in scena cedono psicofisicamente.
La corrente della dottrina contraria alla tesi precedente, basandosi sul fatto che cedono in tal modo proprio le luci più vecchie, che dotate di esperienza non dovrebbero subire l'effetto emozionale, sostiene che il cedimento avviene causa l'insofferenza che le lampade hanno nei confronti dell'altezza. Quale corollario tale teoria afferma che cedono proprio le più anziane, in quanto la vertigine provoca nell'età avanzata danni più gravi ed irreparabili che in soggetti in età più giovane.
Questo la scienza.
Il volgo, cui appartengo, se ne infischia delle teorie, essendo troppo impegnato nel pensare a come fare nel minor tempo possibile e con il minor disagio, la seguente operazione: togliere solo i due fili che non funzionano, senza spostare quello che funziona (pena, magari, il troppo disturbarlo ed indurlo a cedere anch'esso). Operazione quasi impossibile, dato che il primo filo in un punto è sovrapposto al secondo, che è in altro punto è sotto il terzo fillo, quello funzionante, che a sua volta, più avanti è sotto il primo filo che in tal punto è invece, sotto al secondo filo. Insomma, dopo qualche tentativo, esasperato arrivo a strappare tutta la matassa di fili, appallottolandola ancor più di quanto già sia, lanciandola terra, con gioia immensa dei già noti gatti, che divertiti cominciano a scazzottarla a destra e manca.
La conseguenza è la corsa al primo e più vicino punto vendita, prima che chiuda.
Si comprano tre nuovi fili, ma il destino avverso ,
che, o non è uscito con noi di casa, o che se lo fosse è sempre più veloce nel ritornarci prima, è già pronto per il secondo atto.
Quanto sto per scrivere vale anche per le luci esterne: abbiamo comprato questi nuovi fili, venti, cinquanta, cento luci, non importa. Il fatto rilevante è che sono made in China. Non è questione di critica sulla qualità del prodotto, ma sulla mentalità cinese. Ricordo ancora un mio amico, che andò a comprare la cena da asporto in un ristorante cinese. Al ritorno, suonò al citofono per farsi aprire dalla moglie, che una volta rispostogli, si sentì dire "apri ! stì cazz.. de' cinesi". Aveva comprato la zuppa che, non si sa per qual motivo, i cinesi avevano risposto in contenitori di cartone che permettevano l'arrivo della zuppa in casa lungo una scia gocciolante, che, dalla busta, seminava liquido ed aroma per tutto il pavimento (ma solo di quel che restava rispetto a quanto già era stato utilizzato per aspergere strade cittadine e l'auto).
Appunto, stì cazz... de' cinesi. Apro le scatole delle luci e scopro che i fili li hanno confezionati con un nodo inenarrabile ed inconcepibile. "io le luci le ho pagate! ma che hanno progettato una specie di antifurto". Insomma, il primo problema è capire come srotolare il filo, da quale parte cominciare. Comincio a capire che non è un aspetto materiale, ma quanto fatto dai cinesi è una questione culturale-ideologica. Serve a mostrarci in senso metaforico il significato della vita:
- prendila dalla parte sbagliata e ti annoderai e ti riavvolgerai su te stesso e sui tuoi problemi per tutto il suo corso;
- prendila dal lato giusto e si srotolerà in un modo fluido e semplice innanzi a te.
Naturalmente, io srotolo il filo dalla parte sbagliata ed è tutto un ripassare il capo dentro le innumerevoli asole. Il tutto con difficoltà crescente, perchè il capo srotolato è sempre più lungo e sempre maggiore è la parte del filo che deve passare per le stesse asole.
Durante questa fase, si creeranno, ovviamente, ulteriori nodi e ci avviteremo su noi stessi, come scorfani presi tra le maglie di una rete.
Anche questo in misura maggiore quanto più grande è la nostra superbia e vanità:
se si è umili e si compra un filo da 20 luci la cosa dura poco;
ma se si è di indole "sborona" e si passa al filo da cento luci o si tratta di luci da esterno si rischia di ritrovarsi a srotolare fili, ancora mentre gli altri stappano spumanti e mangiano panettoni.

Ma anche questo momento critico passa. Ma, poi c'è l'ultimo nodo,.
Quando lo vediamo,
ormai sentiamo di essere arrivati al successo e, invece, la lezione cinese è ancora in essere: E' finita quando è finita!
Mai pensare di avercela fatta prima di allora, la vita questo insegna. E' proprio all'ultimo nodo che persa la concentrazione, che ci aveva condotti sin lì, sbagliamo il passaggio e riusciamo a creare nodi Savoia, francescani, doppia gassa, che neppure il lupo di mare più navigato riuscirebbe a tanto.
Insomma, ho scoperto anche quest'anno della distanza culturale tra noi occidentali del motto "in qualunque modo pur che si riesca"e gli orientali "il modo di arrivare al fine non è cosa indolore". Ero ormai dimentico della lezione di Marco Polo che tal distanza mi aveva già mostrato, quanto meno in senso fisico.
Comunque chi la dura, la vince. Montate le luci, attacco le spin.... le luci dell'anno scorso avevano spine che entravano nei fori della ciabatta. Ma queste?! Stì cazz... de' cinesi emigrati in Germania. Questi fili vogliono le prese tedesche. Neanche l'unificazione europea ci ha garantito l'uniformità nelle prese. E così, via, il negozio è ancora aperto, correre a comprar le prese tedesche
(in Germania la benzina costa meno).
Ritorno a casa attacco le luci, funzionano !!! Ma ... mettiamo le palle
(il destino avverso è tornato prima): non si ritrova la metà dei gancetti. Corri al negozio ... aspetta , aspetta ... vediamo cosa altro manca. Le ghirlande? quelle belle dell'anno scorso con tutti i lustrini anche a forma di albero !?! quest'anno, naturalmente sono tutte spelacchiate.
Stavolta destino avverso t'ho fottuto: tu eri già uscito di casa vista la mancanza di gancetti, ma io mi son fatti la lista.
Esco, arrivo al negozio. La commessa ride, non in tono amichevole, perchè ormai mi conosce, ma in modo ilare. Poi, un'occhiataccia, sta per chiudere.
Slalom veloce tra gli scaffali, intermedio da podio, all'ultima curva perdo un pò in aderenza (problemi di sciolina a quest'ora il pavimento è umido di sudore, non è più quello ad apertura negozio), rischio il fuori pista, ma con un colpo di reni supero il bancale, colpisco ed abbatto
(non lo inforco) il paletto snodato che regge il cartello dello sconto del 20% sugli articoli da mare, metto il baricentro ancora più a valle, afferro l'ultimo articolo e taglio il cancelletto sotto l'arco dell'antitaccheggio. Sono fuori, via verso casa.
Sono riuscito a comprare tutto, anche le palline del colore che voleva mia moglie. Salgo in macchina, le ghirlande al collo, come il campione olimpico sul podio.
Sono a casa. Questa volta, anche il destino avverso si è rassegnato e arriva trafelato, ma mentre si piega per riprendere fiato ho chiuso la porta.
Anche per quest'anno abbiamo presepio, albero e luci esterne. Buone feste!!!


2 commenti:

  1. Troppo forte!
    Ehi! Stai facendo il percorso inverso di Grillo: lui prima comico e poi blogger impegnato e indignato. Tu l'inverso

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  2. ps: finalmente ho capito perchè non riuscivo a postare se non come anonimo

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