martedì 17 novembre 2009

Il treno per darjeeling


Tra i diversi film visti di recente sul grande schermo, mi è capitato di vederne uno, che mi ero perso proprio al cinema.
L'ho "recuperato" in videocassetta e seppure un film visto in sala abbia un gusto del tutto particolare, questo film è risultato godibilissimo anche nel "privè" della propria poltrona di casa in un modesto 32 pollici.
Sto parlando de "il treno per darjeeling"(titolo originale: "The Darjeling Limited"), una pellicola non di ultima uscita (prodotta nel 2007, proiettata per la prima volta in Italia più di un anno fa, il 30 aprile 2008), regista Wes Anderson, che dopo il suo esordio nel 1994 ci ha mostrato diversi lavori, in cui un ruolo rilevante hanno personaggi eccentrici ed una realtà, un mondo originale, a tratti comico, con risvolti nostalgici ed a volte con sfondi tragici.
Questo film, narra un viaggio, sia nel senso materiale del termine che gli è proprio, ma molto più in senso spirituale ed interiore. Il mezzo di trasporto è il treno, con tutta la sua portata metaforica e simbolica e quale mezzo per viaggiare di stimolo alla riflessione sul proprio io e sul percorso della propria vita, che sembra seguire una rotaia stabile e sicura, ma che spesso ci porta a deragliare. Ed anche nel film il viaggio su questo treno non appare lineare e certo, ma connotato da diversi mutamenti di percorso, o come li chiama uno dei personaggi "itinerario" (nel corso della vicenda, egli ripete spesso "vediamo l'itinerario").
Su questo treno viaggiano i tre fratelli Whitman, lungo un percorso materiale, che attraversa l'India, mentre l'itinerario interiore dei tre ha la sua stazione di partenza al termine di un anno di silenzio seguito alla morte del padre, fino a quella di arrivo del loro reciproco ritrovarsi come fratelli, non di carne e sangue, ma di spirito. Una vicenda preceduta da quella del cortometraggio Hotel Chevalier, prologo alla vicenda se non più di questo quanto ha valore narrativo ed artistico.
Un film che consiglio a tutti quelli che, come me, amano il confronto con la propria vita, nella costante e perenne riflessione intorno al passato, ogni volta che ci si ritrova impegnati a comprendere il proprio presente, cercando di guardare al di là di questo, per capire l'incomprensibile, ovvero ciò che significa "tutto quanto è stato e tutto quanto è", in rapporto all'ignoto di "tutto quanto sarà" (il proprio futuro).
Il Film è risultato vincitore del Leoncino d’Oro 2007 alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia ed è da vedere non certo per il mio consiglio, ma per ciò che esprime, riassunto proprio dalla motivazione del premio assegnato “Per aver affrontato con originalità, leggerezza ed ironia temi complessi quali ... il viaggio come metafora di crescita individuale, il bisogno di riflessione e di distacco dalla realtà frenetica del mondo occidentale. ... per aver creato un mondo unico capace di coinvolgere ed emozionare, offrendo più piani di lettura ...”.



Nessun commento:

Posta un commento