lunedì 31 gennaio 2011

La vita segreta delle api


Proprio qualche giorno fa, un amico, lettore del blog, mi chiedeva spiegazioni sul nome che gli avevo dato: "Specchio di Galadriel".
Ricordando che lo "Specchio di Galadriel" è, diciamo, un oggetto presente nel romanzo "Il signore degli anelli", potreste pensare che io sia uno dei tanti fissati, adoratori, etc. etc., di tale racconto. Conosco il libro, prima ancora che ne uscisse la trasposizione cinematografica (il libro è sempre il libro) e seppure mi piaccia, ho deciso di chiedergli in prestito "lo specchio", non per un maniacale e sconsiderato amore verso il romanzo, ma a ragione della frase con cui Galadriel (una delle regine degli Elfi) lo presenta a Frodo. La frase, è quella che trovate sotto il titolo del blog: "Molte cose domando allo Specchio di rivelare ... lo Specchio può anche spontaneamente mostrare delle immagini ... più strane e utili di quelle che ... desideriamo vedere ... nemmeno il più saggio può sapere". Domanda quindi Frofo "Mi consigli tu di guardare?" risponde Galadriel "No, io non ti consiglio né l’una né l’altra cosa. Vedere è al tempo stesso un bene e un pericolo".
Per maggiori approfondimenti, rimando al post con cui diedi il battesimo al blog e, magari, mi riservo un altro post per dare più spiegazioni sul titolo e l'essenza del blog, anche se credo che dovrebbe essere chiari gli intenti di ogni post ch'esso contiene.
Spero, poi, che si renda evidente, anche, l'idea generatrice e la finalità del presente post che muove da due immagini che lo specchio mi ha mostrato: un libro letto ed una frase attribuita ad Einstein.
Insomma voglio fornirvi solo un punto di osservazione ... che dire spetta poi a voi voler "vedere"concetto cui è poi arrivato anche Cameron Diaz in Avatar). Io, nè vi consiglio ciò, nè faccio il contrario, sapendo che "vedere" è, al tempo stesso, un bene e un pericolo.
Cerchiamo allora oggi di "vedere" cos'è l'uomo rispetto al mondo, all'ambiente in cui vive.
Nel periodo delle festività natalizie, mi è capitato di leggere un libro intitolato "La vita segreta delle Api" scritto da un'autrice Statunitense ed ambientato nel South Carolina, nel periodo in cui si avvia il processo di integrazione razziale, epoca di forte discriminazione nei confronti dei "negri". Un gradevole racconto che tratta di una questione personale (una figlia, l'assenza di una madre morta tragicamente), ambientata in un contesto storico geografico di notevole interesse, che tratta e tiene sullo sfondo anche la vita delle api.
Qualche tempo dopo, mi è, poi, capitato di leggere un articolo sulla moria delle api e mi sono ricordato di una frase famosa che è stata attribuita ad Einstein: "Se un giorno le api dovessero scomparire, all'uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita".
Un fenomeno quello della moria delle api, che alcuni ritengono, abbia raggiunto proporzioni catastrofiche negli Stati Uniti, dove l'entità della moria - con punte del 60-70% - ha allarmato gli apicoltori e gli agricoltori.
Quanto ad Einstein o presunto tale, invece, la frase che parrebbe esagerata, assurda: l'uomo destinato ad estinguersi, se dovessero morire tutte le api !?!?!.
Eppure questa ipotesi che pare incredibile, nasconde una verità, se si pensa che circa il 60-70% del cibo che mangiamo, proviene da piante impollinate dalle api. Quindi, senza di esse, certamente, se non l'estinzione si rischia una drastica riduzione del menù e, comunque, la frase attribuita ad Einstein, può considerarsi fondata, se si pensa che oltre alle piante impollinate che originano circa 2/3 dei nostri alimenti, ve ne sono altre, anch'esse impollinate, fonte di alimento per gli animali di cui ci cibiamo e comunque necessarie per la conservazione della vita nel pianeta.
In ogni caso, assolutamente o parzialmente fondata che sia, quella frase nasconde una sicura rivelazione, per noi uomini che viviamo in quest'epoca: il nostro triste egocentrismo, il nostro stile di vita fondato su un concetto "autarchico" della nostra esistenza, ci ha, ormai, convinto a torto di poter governare noi e da soli l'intera nostra esistenza.
Siamo così convinti di non dipendere da nulla, tanto da pensare che la vita è al nostro servizio e sia una cosa dovuta, che non occorre conservare e custodire. Siamo così "chiusi" in noi stessi, da non sentirci parte di un sistema, di cui siamo uno dei frutti e non la causa e l'unico motore.
Un essere così piccolo, da apparire per molti insignificanti e, a volte, pure fastidioso, si rivela per noi determinante.
E' la scoperta di come la nostra esistenza sia fatta di piccole cose, anzi, di come siano proprio queste a darci l'esistenza.
Le api, che molto ci insegnano in tema di socialità, rispetto per gli altri, concezione della comunità che, prioritariamente, viene prima del singolo, senza di cui il singolo nulla sarebbe, ci ricordano anche che la vita non sono le artificiosità che creiamo per scandire le nostre giornate, ma l'esistenza dell'uomo è una galassia costellata da milioni di piccole stelle, tutte uniche ed indispensabile per garantire l'esistenza della galassie, seppur minuscole rispetto alla vastità della galassia stessa.
E forse giunta l'ora, nel terzo millennio, di riscoprire le nostre radici, il nostro ruolo in questo pianeta. E' giunto il momento di ristabilire il corretto equilibrio e rapporto con la nostra casa e la nostra madre e con gli esseri viventi, che sono, come noi, parte di essa, ognuna indispensabile per l'esistenza del tutto, nonostante ai nostri occhi superbi ci appaiano sotto una veste di preconcetta inutilità.

sabato 29 gennaio 2011

La tela bianca e l'oro


Questo post trova idea nell'immagine che lo specchio mi ha mostrato i primi giorni di dicembre. Questa è la premessa per dirvi che ho meditato ed accennato a scriverlo più di un mese fa, dopo aver visto l'immagine, che vi racconterò e che mi aveva suscitato una "riflessione" sulle donne, o meglio sul lato femminile del mondo e, più nello specifico, sull'idea, sull punto di vista che ho di questo mondo ed il ruolo che ha sin qui avuto nella mia vita. Poi, mentre nei giorni successivi sviluppavo il post, maturavano gli eventi di attualità. Così il post si è scritto da solo, prendendo una diversa direzione. Fine della premessa ed inizio del post.
Parliamo di Cambogia. Un Paese bellissimo, ma forse poco conosciuto, anche perchè vittima di una recente storia di violenze ed oppressione. Ma cosa c'entra con le donne, con il lato femminile del mondo? La storia della Cambogia, lega il recente e drammatico passato a quella dei Khmer Rossi, ovvero di un regime che ha causato la morte di 2,2 milioni di persone, paragonabile a molti altri, capaci di svalutare la vita umana fino a considerala di nessuna importanza rispetto al sistema complessivo. Insomma, la Cambogia ha vissuto una tragedia umana che nella sostanza è pari a quella provocata da Hitler, se si rapportano i morti alla popolazione.
La vera tragedia sta anche nel fatto che gli autori delle atrocità sono praticamente tutti liberi, se si eccettuano alcuni leader finiti sotto processo. Peraltro, neppure il leader politico, Pol Pot ha subito giusta condanna, dato che è morto prima di poter essere processato. Per sintesi lascio due link per chi volesse approfondire, uno sul Khmer Rossi e uno su Pol Pot.
Cosa rimane in Cambogia, oggi, dopo quel regime? Un paese ancora instabile con un Governo, che molti non definiscono democratico. Un Paese, che non ha superato i problemi della povertà e dove è difficile anche il ricordo, visto che nel 2005 si stima che circa i 3/4 della popolazione aveva meno di venti anni e che non ha, quindi, vissuto quegli anni tragici. E' un Paese che oggi apre le porte al turismo, ma sfortunatamente è conosciuto per il turismo sessuale.
Insomma un paradiso per Giovambattista Adornato (il qualunquista incazzato), se vi ricordate quello che scrissi: di come egli sia durissimo nella lotta all'immigrazione e di come, fermamente, creda che ognuno deve stare a casa sua e siamo noi a dover aiutare i Paesi più poveri, creando in quei luoghi le basi per lo sviluppo e la ricchezza. Infatti, da uomo coerente, egli preferisce visitare quei Paesi e incontrare lì quelle genti, che in Italia respinge con forza, elargendo ricchezza a quelle persone (solo donne non importa se minorenni) che lo "trattano bene" ... per lui è come andare in beauty farm. Purtroppo, non c'è solo lui, se e vero che basta fare una piccola ricerca sui quotidiani per trovare un candido turista che dichiara “Che c’è di male? non faccio altro che adattarmi all’ambiente in cui mi trovo. I primi ad andare a letto con le ragazzine sono proprio i cambogiani. Provo qualcosa di nuovo per me e di normale per loro. Non sono un mostro, sono l’occidentale buono, che porta soldi”. Anche in questo campo ci sono Italiani che si distinguono vedi il milanese, elettricista trentenne, condannato a dieci anni di carcere, trovato nudo insieme a quattro bambini dai 10 ai 14 anni.
Ecco l'immagine mostrata dallo specchio: la Cambogia e spunto di riflessione ed una frase usata da una parte degli uomini di quel Paese: "L'uomo è oro e la donna una bianca tela". La frase sta a significare l'idea che l'uomo può finire nel fango, ma come l'oro basta un attimo per pulirlo e farlo tornare a luccicare, la donna, la tela bianca, se finisce nel fango non tornerà mai candida come prima.
Da qui nasceva l'idea di parlare del modo in cui vedo e sento la parte femminile del mondo, appuntamento rimandato ad altro post, perchè vista l'attualità, quella frase mi portava a pensare a Berlusconi. Ho sentito l'eco delle parole che aveva pronunciato quando proprio a dicembre si iniziava a parlare per la prima volta del caso Ruby, mentre sosteneva la tesi del complotto tramato contro di lui, utilizzando le escort, pagate per dire bugie, per raccontare di essere prostitute ed essere andate a festini da lui organizzati. In sintesi, questa era la frase del Premier: “Mi domando perchè lo facciano. Sono infondate e incredibili. Una ragazza che si dichiara prostituta di fronte al mondo si preclude tutte le strade per un lavoro futuro, per trovare un marito. Allora mi domando chi le ha pagate”. Come vedete una perfetta traslazione del concetto l'oro e la tela bianca: sono le donne che si sporcano e non tornano più candide, certi uomini che le frequentano, invece, possono tornare sempre a luccicare come l'oro ripulito dal fango.
La Cambogia sembra così lontana ed è invece, così vicina ad una certa "cultura" maschile del nostro Paese, in cui vive Giovambattista Adornato, del resto, uno dei tanti qualunquisti incazzati.
Quanto al caso Ruby ed escort varie, qualcosa in più si è venuto a sapere, dopo gli eventi recenti. Lasciando stare la vicenda giudiziaria, si è venuti a sapere che il complotto non lo tramavano alcune escort, ma di certo, vi erano "amici" del premier che organizzavano "cene" e "dopo cena", con proiezione di film, canti e balli ... insomma organizzatori di un pacchetto da far invidia al migliore tour operator (e sì che di giri ad Arcore sembra che ce siano stati). Il punto è che dopo aver asserito quanto sopra riportato, oggi Berlusconi se la prende con chi ha invaso la sua privacy (i magistrati di Milano), mentre i suoi avvocati (che sono anche deputati eletti grazie a Berlusconi, che li ha "nominati" nelle proprie liste elettorali) redigono memorie per affermare la sua verità. Così sentono Ruby (che viene intervistata anche da Signorini e trasmessa sulle reti Mediaset) che dice tre cose:
- non ho fatto sesso con Berlusconi: può starci, non nel senso metaforico del termine, ma nel senso che così è, se si vuol credere che i soldi che gli sono stati dati, erano "gesti di carità"; tant'è che per ringraziare, con il suo cellulare, Ruby è stata in contatto per più di 60 volte con Arcore e il tesoriere di Berlusconi;
- sono io che ho detto di essere maggiorenne: diciamo anche qui può starci, non sempre è facile distinguere tra una diciasettenne ed una diciottenne e Berlusconi non ha più poteri in questo di un uomo comune. Certo la Minetti ed il tour operator, organizzatore delle serate, poteva dirglielo, o forse non lo sapevano neppure loro. Del resto entrare ad Arcore è così facile, che mica ti chiedono chi sei ? quasi quasi vado anch'io per ottenere un gesto di carità, invece che comprare win for life per una vita senza risultato.
- sono io che gli ho detto di essere la nipote di Moubarak: e qui comincio a preoccuparmi. Pazienza che nell'abitazione del premier possa entrare chiunque se ben accompagnato, ma avere un premier così ingenuo che crede a quello che gli racconta una ragazza, tanto da telefonare alla Questura di Milano e dire "attenti trattatela bene è la nipote di Moubarak". Insomma sapere che il nostro Presidente del Consiglio è così credulone, ingenuo, mi preoccupa dato che deve governare il Paese in cui viviamo ... chissà a quante altre cazz.... che gli hanno raccontato ha creduto e su di esse si basa per Governare!.
Verrebbe da chiederVi se avete pensato perchè si è tanto affannato per non far restare in Questura Ruby, fino al punto di telefonare di corsa, sapendo con certezza che la cosa si sarebbe risaputa e accettando di correre il rischio. Verrebbe da chiederVi se avete pensato perchè oggi difende tanto la Minetti, anche dai delegati regionali del suo partito, che ne hanno messo in discussione la figura, contestando il fatto che è stata eletta (nominata) in Lombardia al posto di altri ritenuti politicamente più meritevoli d'esser candidati 8evidentemente la Minetti dovrà aver altri meriti vista la poca o nulla gavetta ed esperienza politica.
Non mi rivolgo a chi sostiene il centro sinistra, ma a chi vota centro destra: voi credete a ciò che vi ha raccontato Berlusconi sulla vicenda ? la telefonata in questura era per gesto caritatevole e così pure le donazioni di denaro ? avete creduto anche all'esistenza della fidanzata di Berlusconi ? non credete alla ex moglie di Berlusconi che aveva chiesto ai suoi amici di aiutare il marito da lei definito malato, irritata, anche, dai corsi cui partecipavano aspiranti candidate alle elezioni per il PDL e dai compleanni per il diciottesimo anno cui partecipava suo marito? credete che Berlusconi sia così ingenuo, credulone, da bersi il racconto di Ruby e del suo legame di parentela con Moubarak ? e se ci credete non vi spaventa che così ingenuo ci governi, tanto da poter finire preda di chiunque gli racconti balle per poi ricattarlo anche a danno del Paese ?
Insomma, non pensate possa esserci un centro destra (io penso migliore) senza Berlusconi ?
Io penso che come egli si creda oro e veda le donne come tela bianca, ma pensi, anche, che pure voi ed io siamo tela bianca, a cui possa essere gettato fango quando si vuole.
Basta vedere gli ultimi episodi:
- Ci sono problemi internazionali, come il caso Battisti e la questione diplomatica con il Brasile, oppure le proteste in Paesi Arabi, filo occidentali, come Tunisia ed Egitto, ma il Ministro degli esteri va in Parlamento per riferire della lettera di "risposta" pervenuta dallo stato di Santa Lucia sulla questione della Casa di Montecarlo e se sia o meno di Tulliani, cognato di Fini( senza dirci chi è che aveva posto qualche domanda allo stato di Santa Lucia?). Insomma, un Ministro della Repubblica che vede come prioritario questo tema, non è una grande cosa. Ma chissà chi è che ha chiesto risposta a Santa Lucia ed ha chiesto di riferire con urgenza in Parlamento sulla questione ? che ne pensate ?
- l'altra sera il Direttore generale della Rai, Masi, telefona durante la trasmissione "Annozero" e parla con un suo dipendente, Santoro, dicendo che da quello che ha sentito nell'anteprima della trasmissione (preveggente) pensa che la trasmissione abbia contenuti che ledono diritti costituzionali ... e giù di lì, farfugliando varie cose (un direttore che farfuglia davanti al suo dipendente !!!), ma alla domanda di Santoro, che gli dice prenda la sua responsabilità e se ritiene dica che la trasmissione non deve andare in onda, risponde che la trasmissione può andare in onda, ma ... e giù a farfugliare. Insomma, vien proprio una gran voglia di pagare il canone.
Quanto ad altri fatti e situazioni se ne potrebbero citare tanti (telemessaggi settimanali del premier che invadono telegiornali, telefonate in diretta come quella a Gad Lerner o a Ballarò, le cene di svago in cui chissà quali temi di cultura e interesse filosofico o di carattere socio-politico, avranno trattato Berlusconi con Fede e Lele Mora, ecc.); ma chiudo perchè molti di Voi mi hanno chiesto di essere più sintetico.
Quindi, lascio a Voi riflettere. Per ora riporto solo una frase che da sempre m'incoraggia: "l'ora più buia è quella che precede l'alba" ... allora speriamo si faccia giorno presto.

martedì 4 gennaio 2011

Guerra e pace


Avevo voglia di parlar d'altro e di lasciare le questioni politiche in un angolo. In effetti, però, a ben vedere, il post alla fine tratta di economia e politica industriale. Certo tratta anche temi, cosiddetti sociali, cosa inevitabile, dato che la politica industriale e l'economia analizzano questioni che incidono sulla vita delle persone, oggi più che mai.
Questa mattina, ho assistito ad un dibattito in televisione sull'accordo in Fiat e connessa questione di relazioni sindacali. In un precedete post ne avevo già, in parte, trattato (vedi terza domanda del post).
Svelato il tema trattato, vi invito a non smettere di leggere, magari perchè poco interessati ad un aspetto, che, solo all'apparenza, vi riguarda poco o vi interessa ancor meno. Scoprirete, leggendo come la questione sia a voi più vicina di quel che crediate.
Breve sunto. Dopo l'accordo a Pomigliano, con tanto di referendum su cui non torniamo a parlare, in questi giorni è stato raggiunto un accordo per lo stabilimento di Mirafiori, siglato da Fiat e da Fim, Uilm, Ugl e Fismic. La Fiom non l'ha sottoscritto e il prossimo 10 gennaio, l’intesa sarà sottoposta al giudizio dei lavoratori attraverso un referendum. Sappiamo come è andato il referendume a Pomigliano e nel post che avevo scritto, già prevedevo come sarebbe andata prima che il referendum si svolgesse. Non occorre essere chiaroveggenti, perchè quando si tratta di lavoro, visto l'attuale tasso di disoccupazione in Italia, i lavoratori, specie quelli con qualche anno sulle spalle, non hanno molti dubbi se accettare anche condizioni di lavoro peggiori, pur di avere uno stipendio. Direi che c'è poco da gioire e non capisco perchè invece, in giro, ci siano molti che esultano di fronte a certi accordi (vedi Berlusconi) od appaiono rassegnati di fronte alla minaccia di trasferire all'estero la produzione (per essere bipartisan come oggi è considerato bello ritenersi, vedi Fassino).
Quanto al contenuto dell'accordo, vi rimando ad una ricerca in rete.
Quello che qui interessa è l'analisi fatta dai sostenitori dell'accordo, che diverge da quella dei non firmatari.
Berlusconi parla di "intesa innovativa e di un investimento importante per il Paese".
Marchionne già vede al giorno dopo e dice "Adesso faremo partire gli investimenti previsti nel minor tempo possibile. Ora, bisogna lavorare per realizzare il contratto collettivo specifico per la joint venture che consentirà il passaggio dei lavoratori alla nuova società Fiat-Chrysler"
Roberto Di Maulo, segretario generale della Fismic (firmataria): "l’accordo ha una portata storica perchè dimostra la capacità di mantenere un’industria manifatturiera in grado di attrarre investimenti esteri". "Viene modernizzato il sistema di relazioni industriale, creando il presupposto del contratto specifico dell’auto".
Maurizio Landini, Fiom (non firmataria): "accordo vergognoso. Per la prima volta, si cancella di fatto l’esistenza del contratto nazionale e si ledono i diritti dei lavoratori, impedendo ad un’organizzazione, tra l’altro la più rappresentativa del comparto e non solo della Fiat, di avere uomini e rappresentanze".
Assistendo alla discussione in TV, ho sentito Giuliano Cazzola (ex dirigente CGIL, poi nel 2008 eletto deputato nelle liste del PDL - un bel salto ideologico - oggi vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera e consigliere politico del ministro Brunetta) parlare di Guerra "commerciale" e di diritto della Fiat alla difesa, giustificando così l'accordo. Come dire, quando si è in guerra, occorre difendersi con ogni mezzo e, si sa, le truppe contano meno (non voglio dire poco) rispetto all'obiettivo finale: la vittoria. Svelato quindi anche il perchè del titolo del post.
Insomma, da un lato scopriamo che l'accordo è stato posto quale contropartita per l'investimento; in altri termini, Fiat ha detto chiaramente: se passa l'accordo investo in Italia, se non passa investo in un Paese dove quello che è previsto nell'accordo me lo fanno fare.
Ragionamento che non fa una piega, visto che ormai da qualche anno assistiamo all'emigrazione, non dei lavoratori (come all'inizio secolo scorso), ma degli imprenditori, molti dei quali vanno ormai in quello che è un pese dell'Unione Europea, la Romania, viste le "migliori condizioni di lavoro" (viste nel senso dalla loro ottica, cioè costo del lavoro più basso, meno vincoli Burocratici e impedimenti sindacali).
La domanda da porsi è: come mai si è permesso a Paesi che non hanno stesso livello di vita e quindi diversa base salariale, ma soprattutto diversa sensibilità quanto a sicurezza e tutela dei lavoratori di entrare in un consesso, quale quello Europeo, che avrebbe dovuto uniformare gli standards di diversi Paesi, creando un'unione non solo di diritto, ma anche di fatto ?
Inutile poi guardare e prendersela con la Cina, se non si risponde a tali domande.
Insomma la logica imprenditoriale è quella che se devo produrre in un Paese, in cui ho più vincoli in tema di sicurezza del lavoro, burocrazia e il lavoro costa più, ovvero guadagno meno, perchè non andare in Paesi in cui non ci sono quei vincoli o sono minori, come minore è il costo del lavoro, ovvero meno vincoli, meno costo, più utile. Alla fine, stesso ragionamento (per essere una seconda volta bipartisan) che fanno i lavoratori chiamati al refendum: un cattivo accordo è sempre meglio di nessun accordo, che vuol dire niente lavoro, niente stipendio, niente mangiare, tanta fame.
Dall'altro lato dell'analisi firma sì, firma no all'accordo, scopriamo che chi non firma pone una diversa questione: Fiat con l'accordo, crea un contratto specifico, svincolato dal contratto nazionale, quindi ogni azienda potrebbe fare altrettanto e non richiamarsi a regole generali valide per tutto il Paese. In più chi non firma l'accordo non può essere a livello sindacale rappresentativo in quella realtà aziendale, ovvero i lavoratori saranno rappresentati solo da chi firma gli accordi.
Qui il dubbio espresso in due domande:
1) perchè Fiat vuole un contratto specifico, svincolato da quello nazionale, in cui è previsto che non sarà rappresentativo il sindacato che non firma; in altri termini un accordo, secondo cui chi non firma non potrà più contrattare e quindi non esisterà in quell'azienda, a prescindere che un certo numero di lavoratori si riconosca rappresentata dal sindacato escluso e vi aderisca;
2) perchè anche il sindacato che non è d'accordo su di una certa proposta di intesa avanzata dal datore di lavoro si prenderebbe la briga di non firmarla, con la conseguenza di essere tagliato fuori da successivi incontri e non poter più contrattare in quell'azienda ?
Insomma, appare evidente che se le ragioni della competitività di un'azienda, dello sviluppo economico, degli investimenti, della difesa di posti di lavoro sono condivisibili, non appaiono altrettanto i modi con cui le si vogliono sostenere.
Negli ultimi anni è latente una certa disaffezione per i sindacati, troppe volte visti come mezzi di tutela dei fannulloni, pretestuosi nelle richieste.
Di certo è colpa anche di alcune scelte di politica sindacale. Però, va sempre tenuto a mente che una qualsiasi cosa che si possiede, a volte, viene svalutata e appare superflua, per apparire necessaria e ottenibile solo a caro prezzo, una volta che non la si ha più. Questo vale anche per la libertà, che viene sprecata e snobbata, per poi essere rimpianta quando la si è persa e si cerca di riottenerla a qualsiasi costo. Mai dimenticare le conquiste ottenute dai lavoratori, basti pensare alle condizioni di lavoro in Italia, neppure un secolo fa, cioè molti anni dopo dell'unità d'Italia, di cui in quest'anno si festeggia il 150° anniversario.
Può apparire eccessivo ricordare il periodo fascista, ma in quegli anni il regime, con l’instaurazione dell’ordinamento corporativo, di fatto la fine del sindacato, realizzò una politica di ordine pubblico, in quanto l’ideologia corporativa negava l’inevitabilità del conflitto di interessi tra datori e prestatori di lavoro, eliminando tale conflitto per legge, in quanto era supremo un affermato interesse comune: l’interesse pubblico dell’economia. Per ogni categoria professionale era ammesso il riconoscimento giuridico di una sola associazione sindacale sia per i datori di lavoro sia per i lavoratori. Il sindacato dei datori di lavoro e quello contrapposto dei prestatori di lavoro costituivano, poi, la “corporazione”. I sindacati corporativi, avevano personalità giuridica di diritto pubblico, rappresentanza legale della categoria professionale. Lo Stato, per garantire il fine pubblico affidato ai sindacati si riservava il potere di revocare i dirigenti sindacali ed esercitava poteri di vigilanza. Caduto il regime fascista, vennero soppresse le corporazioni e i sindacati corporativi. Vennero costituiti i nuovi sindacati e si ebbe la ripresa della contrattazione collettiva. Intanto, vi consegno due link per chi volesse approfondire. Sono delle dispensine di storia trovate in rete che oltre al solito wilkipedia possono per chi ha voglia e tempo essere uno stimolo a leggere altro e verificare l'esattezza o meno di ciò ce vi è riportato.
Fare quest'analisi potrebbe essere utile per rispondere alla domanda che pongo e mi pongo: è così importante il diritto sindacale ? Fornito il link sulla definizione di diritto sindacale data da Wilkipedia, ne riporto solo la definizione: "Il diritto sindacale focalizza la sua attenzione sulla figura del lavoratore dal punto di vista collettivo: oggetto dello studio della disciplina pertanto sono tre argomenti principali: le organizzazioni sindacali, lo sciopero e il contratto collettivo di lavoro".
Pensate ora, a cosa sta avvenendo in questi anni e la politica condotta dal Governo riguardo le organizzazioni sindacali, la critica al contratto collettivo di lavoro operata nella questione Fiat e poi decidete voi se esiste qualche problema o tutto va bene.
Ogni volta che si pensa al passato e a tristi vicende si dice che oggi le condizioni sono diverse. Il problema e che l'idee di fondo di alcuni sono sempre le stesse ed è questo che mi preoccupa, perchè si può scivolare di giorno in giorno, impercettibilmente, ritrovandosi dove si non si pensava di poter arrivare.
Del resto (riporto link al Sole 24 ore), solo nel 2008 vi è stata un'intesa per regolamentare la rappresentanza sindacale, firmatarie le confederazioni sindacali. Ma oggi, per molto, non va bene neppure questo, se è vero che Fiat sostiene che gli investitori esteri sono scoraggiati ad investire in Italia, causa la pluralità di interlocutori dovuta alla frammentazione sindacale (ergo meglio un solo interlocutore, magari, vien da pensare, non conflittuale e dello stesso parere dell'altra parte, ... un analisi che appare ricalcare scelte del passato).
Lasciamo stare la questione sindacale e torniamo alla politica economica ed industriale. Chi sostiene l'accordo, afferma che esso sia utile, anzi necessario, per vincere la concorrenza economica mondiale nel settore auto (ecco perchè un contratto specifico). Ho già detto prima dell'Emigrazione di imprenditori verso certi Paesi, ma la questione da analizzare è: la concorrenza la si vince solo regolamentando il lavoro, riducendo il costo del lavoro ?
Insomma, la questione della competitività, è solo regolamentazione del lavoro e minor conflittualità ? certe scelte non sono anche figlie di questioni di finanza.
Chi sostiene le scelte di Fiat, pare suggerirci solo questo e lo scorporo e la divisione di Fiat dell'attività auto da quelle industriali è indicata come la soluzione decisiva, almeno per quanto affermato da Marchionne : "oggi è un punto di arrivo e di partenza ... di fronte alle grandi trasformazioni in atto nel mercato non potevamo più continuare a tenere insieme settori che non presentano alcuna caratteristica economica e industriale in comune". In pratica lo scorporo ha riguardato il settore auto, scorporato da quello Iveco, Cnh e Fpt (trattori, autocarri, ecc.).
Viene però il dubbio che siffatta operazione dopo 120 anni di storia Fiat (senza scorporo) sia utilie anche per fare scelte più rapide in termini di dismissioni e riassetti produttivi, oltre che interessante per questioni non industriali ma di finanza, considerato che lo stesso giorno dello scorporo il titolo Fiat industrial è salito del 3,05% e Fiat spa del 4,91% e che la somma delle quotazioni dei due titoli era superiore a quella della quotazione unitaria pre scorporo.
Si sa i capitali si muovono in fretta e se ne infischiano di lavoratori, produzione e mercato dei beni reali, se si pensa che chi ieri ha investito, incrementando le quotazioni non ha neppure considerato che secondo i dati delle immatricolazioni, in dicembre queste sono scese del 21,71% rispetto allo stesso mese dello scorso anno e la sola quota di mercato del gruppo Fiat è scesa del 2% in un anno (arrivando ad essere il 29,67%) .
Dove sono le questioni industriali, la progettazione, le nuove idee, i progetti ? Dov'è la ricerca su nuovi mezzi di trasporto e carburanti alternativi ? Ammetto di non essere esperto, ma in un momento in cui il prezzo di benzina e gasolio sale e va alle stelle, senza motivo apparente e connessione al prezzo del petrolio, perchè non si parla di tecnologie innovative ed alternative e non si evidenzia che i promessi investimenti servono a realizzarle.
In questi anni si è parlato di macchine elettriche, ad idrogeno, fornisco link, persino di oli utilizzabili al posto della benzina. Non è fantascienza (vedi un link su il messaggero.it ed uno sul tema delle politiche comunitarie in tema). Servirebbe una risposta per capire se chi lavora e dirige aziende nel settore auto vede il futuro con gli occhi del miope.
Se si accontenta di recuperare margini di utile e raccogliere capitali per fare quello che fa da sempre o se cerca soluzioni che rappresentino veramente una svolta, non solo per chi lavora in quelle aziende, ma anche per i consumatori. Pare difficile vincere la concorrenza mondiale e di certi Paesi emergenti, producendo le stesse auto di sempre, salvo non si voglia inondare quei mercati con le auto che non trovano più sfogo nei Paesi, che come il nostro non vivono più la travolgente espansione industriale e dei consumi. La concorrenza si vince, facendo quello che gli altri non sanno ancora fare, sviluppando e producendo beni nuovi, innovativi, che magari contribuiscano anche a ridurre l'impatto sull'ambiente, riduceno il consumo delle fonti energetiche scarse e manipolate nel prezzo dai pochi produttori, liberandoci così anche dalle catene dei vari sceicchi e compagnie petrolifere.

sabato 1 gennaio 2011

Ben ritrovati granelli di sabbia ... nel mare














Su questo blog non vi è un post scritto per il primo anniversario dalla sua nascita (che cade l'otto del mese di luglio), ma vi è un post per salutare chi lo frequenta e, spero con piacere, coloro che ne leggono i contenuti. Così rinnovando la tradizione, scrivo un post che segue quello scritto l'anno scorso. Il saluto al nuovo anno che fu, il 2010, l'ho dato con un post dal titolo "granelli di sabbia nel mare ... buon anno" (link per chi volesse rileggerlo). Dico la verità, rileggendolo l'ho trovato un bel post, così ne ho tratto spunto, quantomeno nel titolo. Quel post lo scrissi per auspicare nel nuovo anno la crescita del blog e per un augurio ed un ringraziamento a voi, in mille modi diversi, compagni della vita, mare immenso, in cui voi, come me, siete immersi, piccoli granelli di sabbia, che, a volte, perdo di vista, risucchiati dal mare ed altre, ritrovo adagiati dall'onda, sulla stessa spiaggia, nel momento della risacca.
Quel post alla fine, conteneva la riflessione su due temi: l'amicizia e la felicità.
Questo post, invece, vorrei riuscisse anche solo a stimolare un pensiero sulla vita, dato che contenerlo sarebbe un compito arduo, per l'immensità di un simile tema e la vastità di meditazioni e concettualizzazione che ha suscitato in ogni essere umano.
Parto proprio da queste. Anzi costruisco il post proprio con le citazioni recuperate in questi giorni, dedicati a ricercare frasi e massime: sia quelle nei libri letti, che quelle conservate nella memoria. Insomma, giorni passati a spolverare sia la biblioteca che l'anima, troppe volte intasata dalla polvere dei giorni.
In molti, hanno descritto la vita come un viaggio. Un concetto che è caro, soprattutto, a coloro che si definiscono agnostici, i quali pur sospendendo il giudizio sulla vita, come su tutte le cose su cui non si ha sufficiente conoscenza, avvertono, proprio per questo, la vita come un viaggio che non ha meta precisa, anzi che non deve averla, dato che il suo significato sta proprio e solo nel viverla.
L'immagine che, invece, suscita in me la vita, è quella di un albero e del suo esistere lungo il corso delle diverse stagioni. La sensazione è quella di essere, come tutti, una foglia, in primavera affacciata alla vita, nel pieno del suo vigore in estate, ma piena di bellezza anche in autunno, persino quando piena di colore cade a terra, con il timore della fine, ma che tale non è, se è vero come è, che dopo il freddo inverno, la vita torna nell'albero, esso stesso vita, accresciuta dai piccoli rametti che, noi foglie abbiamo alimentato prima del declino autunnale.
Prescindendo dalle proprie e personalissime visioni del senso della vita, una cosa sicura e certa e che, ad ogni nuovo anno, ciascuno augura a sè e agli altri il meglio. A volte, nei casi in cui il vecchio anno non sia stato poi veramente da buttare, c'è anche il timore di rimpiangere il passato.
Insomma quello che traspare è un continuo pensiero dell'incertezza e sull'equilibrio tra gioie e dolori.
In diversi (anche qualcuno di quelli che leggono questo post) hanno pensato che l'aver dovuto vivere un dolore abbia trovato la sua ragione nel riuscire a godere e comprendere appieno la gioia che poi è arrivata, grazie a nuove vicende di vita.
Questo, però, vale per quelli che hanno trovato la felicità dopo la tristezza. Più difficile è far credere corretto e veritiero un tal pensiero, a chi, dopo l'amarezza, non ha ritrovato ancora la dolcezza.
Vagli a spiegare e, addirittura, fagli condividere quanto sostenuto da Elbert Green Hubbard, filosofo e scrittore statunitense: "Se stai soffrendo, ringrazia Dio. E' un segno certo che stai vivendo."
Un pensiero profondamente cristiano, a cui però, ammetto, non riesco a credere. Mentre si soffre, se si cerca Dio è per chiedergli, quantomeno conforto, con la preghiera di porre termine alla sofferenza. Non da molto sollievo comprendere che il soffrire è la prova che si vive.
Senza volere naufragare in mezzo al tema della sofferenza (nelle sue accezioni fisiche e spirituali), un approfondimento lo si può dedicare alla felicità, di certo un obiettivo che tutti ci poniamo. Come e dove ricercarla ?
In tema, passando dagli Stati Uniti alla Russia, vi regalo due citazioni :
- "Il segreto della felicità non è di far sempre ciò che si vuole, ma di voler sempre ciò che si fa." (L. Tolstoj);
- "Il segreto dell'esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive" (F. Dostoievski).
Insomma, due aforismi che ci invitano a ricercare la felicità in noi stessi, in ciò che siamo e che nel più profondo sentiamo di dover fare.
Si potrebbe muovere una critica a questo concetto: l'eccessivo egocentrismo.
Per tale motivo, allora, prima vi porgo un aforisma, che è ancora più impregnato di egosimo, ma in maniera leggera, grazie alla sagacità di Woody Allen: "Il denaro non dà la felicità. Figuriamoci la miseria."
Per controbilanciare, fornisco, poi il pensiero di un uomo certamente sopra la media, Einstein: "Soltanto una vita vissuta per gli altri è una vita che vale la pena vivere".
E qui entriamo nell'altro tema contenuto nel post dell'anno passato: l'amicizia.
Anche in questo caso per non andare alla deriva seguendo quest'argomento, riporto sue soli citazioni.
Se da un lato Cicerone affermava che "La vita senza l'amicizia è nulla", la frase che maggiormente mi piace è quella di Camus: "Quello che conta tra amici non è ciò che si dice, ma quello che non occorre dire." Una frase che coglie pienamente il senso dell'amicizia per come io la intendo: complicità, simpatia, affezione, nel senso etimologico di queste parole. Ma del tema ne riparlerò in un prossimo post.
Tornando al significato della vita, alla visione che ciascuno ne ha, agli obiettivi che si pone nel corso dell'esistenza per dargli un contenuto, penso sia utile citare il pensiero di John Lennon: "La vita è quello che ti succede mentre sei impegnato a fare altri progetti".
Il che ci ricorda che non su tutto possiamo e, anzi, su molto la vità può nei nostri confronti. La vita non siamo noi, ma noi siamo in Lei e Lei è in noi. Come dire, il mondo non gira attorno a noi, ma noi giriamo con il mondo.
Così, proprio nel girovagare in cerca di un senso, spesso accade ciò che sostiene lo scrittore canadese Moore: "Un uomo gira tutto il mondo in cerca di quello che gli occorre, poi torna a casa e lo trova." Una frase che mi riporta alla mente il libro di Coelho "L'alchimista" (consiglio vivamente, a chi non l'abbia fatto di leggerlo).
In termini, diciamo più "statunitensi" (stile self made man) si può citare lo scrittore James Oppenheim: "Lo sciocco cerca la felicità lontano, il saggio la fa crescere ai suoi piedi."
Ma in fondo la reale e forse banale verità sta nel pensiero di Kierkegaard: "la vita si può capire solo all'indietro, ma si vive in avanti", o come sostiene Mark Twain: "La vita sarebbe infinitamente più felice se nascessimo a 80 anni e gradualmente ci avvicinassimo ai 18."
Aggiungo io: non ci importerebbe poi molto della riforma del sistema pensionistico e ci godremmo maggiormente i frutti di una vita di lavoro.Volendo fare una sintesi: Oggi tutti sembriamo occupatissimi a ricercare la felicità. Non ho ancora capito se siano più quelli che non sanno dove trovarla o quelli che affermano di saperlo, ma che non riescono lo stesso a trovarla. Sono convinto. però, che, spesso mentre ci affanniamo a ricercare la felicità in "posti esotici" distanti e differenti da noi, finiamo per scoprire di aver viaggiato inutilmente tanto lontano ed aver sottratto tempo al godimento della felicità che era ai nostri piedi.
Se poi ci insegnano a seguire le nostre passioni, ambizioni, a perseguire obiettivi concreti, la vita, a volte, ci ricorda che non siamo noi da soli ad imporre a Lei il futuro. Mentre siamo intenti nel progettare, la vita "succede, accade". Comprendiamo così due cose:
- che la vita va avanti e noi ne cogliamo il senso solo osservando ciò che lasciamo alle spalle; ma le scelte si fanno solo una volta, e mai la stessa opzione si prospetta identicamente la seconda, è per questo che dobbiamo ricordare che non si sbaglia nel decidere in un modo piuttosto che in un altro;
- che noi da soli non ci bastiamo. Si vive per gli altri, perchè la nostra identità si rivela negli altri, allo stesso modo in cui la nostra immagine si riflette nello specchio. Solo l'esistenza degli altri, rende concreto il nostro vivere.
Comprendo ancora una volta, la vostra importanza. Senza di voi questo blog non avrebbe senso, anche lo specchio ha bisogno di una immagine riflessa.
Bentornati alla spiaggia, piccoli granelli di sabbia, nel breve tempo della risacca, attendiamo che l'onda di un nuovo anno ci riporti al mare per scoprire cosa vi troveremo.